24 agosto 2024
In questa memoria dell’apostolo Bartolomeo-Natanaele la liturgia ci fa ascoltare il passo del vangelo di Giovanni dove si narra la sua adesione a Gesù, riconosciuto come “il Figlio di Dio, il re di Israele” (v. 49). Siamo alla conclusione del capitolo primo, la vocazione di Natanaele è l’ultimo di una serie di racconti di vocazione che l’evangelista ha voluto porre tra la testimonianza di Giovanni Battista e il grande segno delle nozze di Cana.
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23 agosto 2024
Tema spinoso quello al centro del vangelo di oggi e la risposta di Gesù a chi lo interrogava per metterlo alla prova, spiazzò duemila anni fa i suoi interlocutori, ma spiazza ancora noi oggi. Certamente i motivi di questo “sbalordimento” nell’ascoltare il modo di argomentare di Gesù sono ben diversi, oserei dire quasi antitetici, perché il contesto e la cultura in cui li ascoltiamo sono molto cambiati.
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22 agosto 2024
Il Vangelo odierno ci parla del perdono tra fratelli, un perdono che non conosce limiti o, meglio, che non accetta di essere limitato dalla debolezza del fratello: è il mio peccato, non quello del fratello, che può contraddire il perdono cristiano. La dinamica del perdono si arresta solo a causa della mia incapacità a perdonare e non a causa della reiterazione della colpa di un fratello contro di me. Nel racconto di Matteo, poi, non si menziona nemmeno la precondizione che il fratello colpevole debba chiedere perdono: il Vangelo ci parla semplicemente di colpe commesse e di un perdono da concedere settanta volte sette.
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21 agosto 2024
Più che mai nel caso di queste parole di Gesù, non è possibile coglierne il senso profondo se non alla luce del contesto in cui sono collocate. Più che mai con queste parole del Signore, alto è il rischio di strumentalizzarle e di pervertirle. Solo un cuore evangelizzato, reso trasparente dal vangelo, può comprenderle in verità, assumerle in umiltà e metterle in pratica in carità.
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20 agosto 2024
“Chi ama me sarà amato dal Padre mio”. E che ne è di tutti gli altri? Ed è mai possibile che chi ha detto: “Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?” (Mt 5,46) ora ponga condizioni all’amore di Dio? Non è dunque vero che “noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19)?
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19 agosto 2024
Come i discepoli a volte siamo ossessionati dalla smania di grandezza, alla ricerca di logiche meritocratiche per accaparrarci i posti d’onore nel regno dei cieli. Gesù non ripugna i nostri desideri, non li giudica: li accoglie e li converte. Gesù viaggia con noi, ma su un altro binario. Per lui la grandezza sta nella piccolezza, nell’arte del diventare tapeinós (il nostro “tapino”), che è l’aggettivo di chi non si rialza da terra, rimane in basso, fedele al suolo da cui proviene, una cosa sola con la polvere di cui è impastato, nascosto e rannicchiato a fare tana dove vive, a giocare a girotondo, “tutti giù per terra”.
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17 agosto 2024
Tutto avviene in Galilea, attraversata da nord a sud. A un certo momento i discepoli di Gesù fanno cerchio attorno a lui per ascoltarne le istruzioni, l’una riguardo di ciò che sta per accadergli, l’altra relativa alla tassa da devolvere per il tempio. Nel primo caso, in Mt 17,23-24, Gesù intende risvegliare la coscienza dei suoi a un dato che non può essere eluso: colui che Pietro ha confessato Messia e Figlio di Dio (cf. Mt 16,16) è destinato a essere consegnato.
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16 agosto 2024
Neanche il tempo di tornare dalla scena sconvolgente della Trasfigurazione che la quotidianità con il suo carico di fatiche e di miserie si fa incontro a Gesù e a Pietro, Giacomo e Giovanni in un episodio che l’evangelista Marco ha dipinto con pennellate vivide (cf. Mc 9,14-29).
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15 agosto 2024
Leggiamo il Magnificat facendo memoria, quest’oggi, del compimento della vita di Maria. La madre del Signore Gesù si addormenta in Dio e, unita al Figlio, vive la sua pasqua: la sua dormizione è transito al cielo.
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14 agosto 2024
Il Cristo che cammina sulle vie di Dio e sui sentieri degli uomini, invita la libertà dei discepoli («se qualcuno vuole…») a mettere i propri passi sulle orme di quelli del Maestro.
Ora, questa postura discepolare è un “andare dietro”, un “seguire”: non è un precedere, non è uno slancio da avanscoperta o da apripista, non è un fiancheggiare, ma una sequela.
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13 agosto 2024
Gesù è lontano dai luoghi religiosi e ufficiali, “nella regione di Cesarea di Filippo” (v. 13), è uscito con i suoi discepoli nel territorio dello sconosciuto, oltre i confini protetti dell’ordinario in cui si rischia di adagiarsi, di accontentarsi del già noto, della tiepidezza di una fede immobile. Gesù ci porta fuori dalle regioni sicure delle spiegazioni razionali, delle risposte certe, perché la fede in lui non è un pacchetto di certezze pronte all’uso, è invece un movimento in divenire, progressiva, è disponibilità a misurarsi continuamente con parole scomode, come la parola della croce, ineludibile.
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12 agosto 2024
Ci sono diverse tonalità di contesto nel brano che preghiamo oggi. Un primo clima nel quale Gesù si trova coinvolto è un clima di sospetto. I farisei e i sadducei vogliono proprio mettere alla prova Gesù e chiedono un “segno dal cielo”. Questa specifica di Matteo che il segno deve venire “dal cielo” è interessante: i farisei e i sadducei sono in cerca dello spettacolare, del maestoso, del segno inequivocabile che viene dal cielo. Sono disposti a credere solo dopo aver assistito ad uno spettacolo rendendo Gesù il burattino di una esibizione.
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10 agosto 2024
Il vangelo di oggi è un testo che conosciamo bene e allora vorrei soffermarmi su tre verbi.
“Si fermò”. Gesù sale sul monte e si ferma. Gesù che è sempre in cammino pone delle tappe nel suo camminare. Si ferma per riposare, per pregare, per godere dell’amicizia della casa di Betania. La vita è un cammino in cui è importante porre delle soste per ristorarsi, per stare con il Signore, per andare in profondità di noi stessi e se necessario fermarsi, lungo il cammino, come i discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,17) per ascoltare il Signore e cambiare direzione per poter ritornare a lui.
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9 agosto 2024
Sin quasi alla fine Gesù non se la fila. Non la vede né la sente. Un gruppo di uomini adulti in cammino, il leader in testa, un fagotto li rincorre, si getta ai piedi del capo, piange, urla. Si fa col corpo intercessione per la figlia malata. Proprio nessuna empatia da parte di Gesù, che pure si era commosso nelle viscere per le folle disorientate e affamate (Mt 9,36; 14,14) e in cui l’evangelista aveva visto compiersi una profezia: “Egli ha assunto le nostre debolezze e si è fatto carico delle nostre malattie” (Mt 8,17)?
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