Pavel Florenskij

L’anno successivo si sposa con Anna M. Giacintova da cui avrà cinque figli.Dopo la rivoluzione russa, nell’ottobre 1917, la vita di Florenskij cambia nettamente. Il nuovo regime professa e pratica l’ateismo, l’Accademia Teologica viene chiusa e vengono introdotte precise forme di censura rivolte soprattutto verso la ricerca e l’attività religiosa. Molti intellettuali russi prendono la via dell’esilio. Florenskij decide di rimanere in patria a fianco della sua gente. Il regime socialista comincia a conferire nuovi incarichi a Pavel al fine di sfruttare la sua competenza scientifica molto qualificata. Verso la fine degli anni venti il potere sovietico inizia a porre in atto precise norme di persecuzione nei confronti della chiesa ortodossa, e sebbene interessato allo sfruttamento delle grandi competenze scientifiche di Florenskij non può accettare che egli continui ad essere un sacerdote ortodosso. Viene quindi arrestato nel 1928 in quanto considerato una minaccia per lo stato. Rilasciato dopo alcuni mesi ha la possibilità di andare in esilio a Parigi ma sceglie fino in fondo di condividere il destino del suo popolo e di rimanere a fianco della sua comunità costretta a subire continue violenze e soprusi. Il 26 febbraio 1933 viene arrestato per la seconda volta. Subisce continue violenze e torture, ed è costretto a dieci anni di lavori forzati. La persecuzione del potere sovietico non è rivolta solo ai cristiani, bensì prende di mira anche tutte le altre religioni presenti nel paese. Nell’agosto del 1933 Pavel Florenskij viene inviato nel lager di Skovorodino, nella Siberia occiedentale e poi nel 1934 nel lager sulle isole Solovki con l’obbligo di continuare la ricerca scientifica per lo Stato. Nonostante le persecuzioni e gli anni passati in carcere Pavel Florenskij continua a professare la propria fede e per questo diventa una figura sempre più scomoda al regime. Così il 25 novembre del 1937 è condannato alla pena suprema e considerato un pericoloso controrivoluzionario viene fucilato nella notte dell’8 dicembre 1937.

Lettura consigliata:
N. Valentini e L. Zak (a cura di),
"Non dimenticatemi.
Dal gulag staliniano
le lettere alla moglie e ai figli
del grande matematico, filosofo e sacerdote russo
",
Mondadori, Milano 2000.

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