Abramo il trasgressore delle frontiere
Nella Bibbia, Abramo passa il suo tempo a uscire dalle sue gabbie. La prima è la gabbia della sua famiglia, della sua patria (Genesi 12). Poi c’è un incontro in cui Abramo ascolta una parola decisiva: “Non temere” (Genesi 15,1). Qui inizia la sua avventura, quando riceve il suo nome insieme al “Non temere”. Dio lo chiama per nome, è l’“Io ti amo” che lo fa nascere a una vita nuova. Tu ti chiami Abram, ora ti chiamerai Abramo (Genesi 17,5). Poi, la stessa parola, lo stesso appello farà rinascere Abramo facendolo uscire dalla sua gabbia fisiologica, poiché, quando non può più avere figli, egli potrà lo stesso far nascere qualcuno. questo qualcuno che l’appello gli chiederà di sacrificare per farlo uscire dalla sua gabbia religiosa (Genesi 22). Qui è fondamentale il non-sacrificio. Al tempo di Abramo era verisimilmente normale sacrificare il primogenito al Dio che si adorava, faceva parte dei costumi. Era il dono normale di un uomo per aver incontro Dio. Così, senza una grande sorpresa Abramo nel suo sogno o nella sua rivelazione si sente domandare suo figlio. La sorpresa più grande per Abramo è che Dio rifiuti sui figlio ed è lo stesso Dio. Abramo continua ad adorare Dio, quando questi ha rifiutato suo figlio. È un Dio che non vuole più sacrifici umani ed è lo stesso Dio. È un capovolgimento totale! Abramo è uscito dalla sua gabbia religiosa. Questo Dio non è un divoratore di bambini ed è lo stesso un Dio. Dio è qualcuno che ti ama per renderti il figlio e pone la su gioia nella fecondità dell’uomo e non nel fato che l’uomo doni la sia vita a un idolo personale. Abramo ha incontrato qualcuno che gli ha reso il figlio. Abramo fa l’esperienza di Qualcuno, dell’incontro con Qualcuno, capace di impedire a qualunque realtà di rinchiuderlo. Forte di questo Qualcuno, confortato dal “Non temere!” Abramo può attraversare tutte le frontiere (P. Claverie, Petit traité de la rencontre et du dialogue, Cerf, Paris 2004, pp. 50-51).