Camminare: un esercizio di leggerezza

Il pellegrino è uno che cammina. Ha accettato di partire, di spezzare o interrompere il corso dei giorni, il corso della sua vita, per porre da quel momento il suo centro di gravità nel cammino, nel movimento, in avanti. Per lui il futuro esercita la sua attrazione sul presente. Chi cammina sa che dovrà da quel momento fare esercizio di leggerezza. Ma sa anche che essa si acquisisce solo camminando. Spesso egli lascia una vita cittadina. Al massimo, come allenamento, si à cimentato in qualche passeggiata un po’ piô lunga, camminate nelle quali interiormente si sentiva già pellegrino, anche se questo non era ancora completamente visibile dall’esterno. “La passeggiata inventa l’esotismo del familiare, spaesa lo sguardo rendendolo sensibile alle variazioni dei dettagli”(David Le Breton). E in essa corpo e cuore, passo e sguardo sono già in cammino. Per altri, forse per molti, questo tipo di rodaggio viene fatto, come spesso accade, cammin facendo. Costa sempre qualcosa, ma è accettando di pagare questo prezzo che si diventa pellegrini. E cosa scegliere come bagaglio? Domanda presente in ognuno; e in un’indispensabile sforzo di previsione tutto viene vagliato ripetutamente, anzitutto nel pensiero, prima dell’attuazione dei preparativi concreti. Il pensiero per fortuna è un primo filtro abbastanza efficace, anzi necessario, per non portare tutto con sé. Esso passa al vaglio le precauzioni e le previsioni, aggiusta il tiro, riprende, alleggerisce e riprende ancora, lasciando l’ultima parola al gesto, a quel momento a lungo sperato e sempre in qualche modo temuto in cui si fa lo zaino, perché oggi non c’è più il fagotto! C’è chi lo fa a poco a poco, lentamente, pesando e soppesando ancora una volta il grado di necessità di questo o quell’oggetto, o indumento. Così il pellegrino si riconosce dal bagaglio, come dall’abito.

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