Sintesi dei lavori di mercoledì 3 settembre 2014

XXII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

Ingresso di Geserusalemme Icona fine XVI sec Museo di Lhabavsk

SINTESI DEI LAVORI DI MERCOLEDÌ 3 SETTEMBRE 2014

La prima giornata del convegno si è aperta e si è svolta in un clima di pace e di fraternità tra i partecipanti. Il priore di Bose e presidente del comitato scientifico del convegno, fr. Enzo Bianchi, ha salutato l’inizio dei lavori sottolineando la (purtroppo) scottante attualità del tema, a causa delle numerose guerre che in questo momento sono in corso in vari luoghi del pianeta, e ha ricordato a tale proposito le recenti parole del Santo Padre Francesco, secondo il quale siamo oggi di fronte alla “terza guerra mondiale, anche se combattuta a capitoli” e non tutta insieme. Prima dell’inizio dei lavori, è stata data lettura dei principali messaggi dei capi delle chiese rappresentate in sala, che hanno voluto rivolgere il loro saluto ai partecipanti ed esprimere la loro piena consonanza sul bisogno di una riflessione seria riguardo al tema della pace: il Metropolita Athenagoras del Belgio ha letto il messaggio di S. S. il Patriarca Ecumenico Bartholomeos; il vescovo Kliment, a capo della delegazione del Patriarcato di Mosca, ha letto il messaggio del Metropolita Ilarion di Volokolamsk a nome di S. S. il patriarca di Mosca Kirill; infine lo stesso priore Enzo ha dato lettura del telegramma del Card. Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, che ha trasmesso la benedizione del Santo Padre Francesco. Di seguito, la relazione iniziale di Aristotle Papanikolaou, dell’università di Fordham, è servita a impostare il tema nelle sue linee generali: attraverso una sapiente lettura, che cercava di combinare le fonti tradizionali della teologia ortodossa (Bibbia e Padri) con i dati delle scienze umane, il relatore, ha proposto un’antropologia cristiana della pace, indicando l’amore (declinato come perdono) come la via cristiana della pace, che pur non cancellando o superando la violenza, permette tuttavia di convivere con essa, di viverla dall’interno in un’altra dimensione (il Cristo risorto, ha ricordato, conserva le ferite ricevute sulla croce, nonostante esse siano ormai assunte nella sua condizione di risorto). In modo simile il secondo relatore, il biblista russo Michail Seleznev, nel cercare di giustificare la scandalosa presenza della violenza nel Salterio, il libro per eccellenza della preghiera ebraico-cristiana, ha proposto di vedere in questi testi un mezzo per confessare e manifestare onestamente di fronte a Dio (senza nasconderla) la violenza che abita l’uomo, come necessaria premessa della sua trasfigurazione in una prospettiva più propriamente cristiana.

Aristotle Papanikolaou, Per un'antropologia cristiana della pace (TESTO INTEGRALE)

 

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Le conferenze del pomeriggio hanno completato la presentazione generale del tema, affrontandolo dal punto di vista della teologia neotestamentaria, in particolare del vangelo di Giovanni (Christos Karakolis), della teologia liturgica (Metropolita Andrej di Austria, Svizzera e Malta) e della teologia patristica (Porphyrios Giorgi). Il pomeriggio si è concluso con una vivace discussione, con numerosi interventi da parte del pubblico presente in sala, in cui sono state poste alcune delle questioni più spinose con cui si confrontano oggi le chiese cristiane, in particolare ortodosse (“la pace evangelica è pura utopia?”, “in che misura si può ammettere una violenza legittima?”, “la chiesa può benedire le armi?”, “cosa fare di fronte all’oppressore dell’innocente?”). In linea generale, comunque, la condanna della violenza e la sua impossibile conciliazione con la prospettiva cristiana ed evangelica è stata unanime da parte dei relatori. Le chiese, è stato affermato, se sono fedeli alla loro missione, possono solo essere ponti di unione e di pace, mai elemento che favorisce la guerra e la divisione.