“Non temere piccolo gregge...”

Bartholomeos I, arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico a Bose, maggio 1997
il Patriarca Bartholomeos I a Bose

Nei giorni dell’insperata e straordinaria visita a Bose di Sua Santità Bartholomeos I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico, avvenuta il 18 e 19 maggio 1997, il fondatore e priore della comunità, fr. Enzo Bianchi, non cessava di ripetere ai propri fratelli e alle proprie sorelle le parole del Signore: “Non temere, piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre vostro darvi il suo regno” (Lc 12,32). Perché ripetere queste parole, che nel loro contesto originario sono manifestamente di consolazione, in un momento di grande gioia?

Eppure, proprio la comprensione del senso più profondo di quelle parole pronunciate da Gesù ai suoi discepoli è il modo migliore per capire cosa sia la comunità monastica di Bose, anzi, cosa sia stata fin dall’inizio e cosa continui a rimanere anche di fronte alla sua crescita in termini di consistenza e di visibilità. Se infatti Gesù promette il regno a coloro che lui stesso definisce “piccolo gregge”, con tale proclamazione egli determina anche lo statuto di ogni comunità cristiana che desideri ricevere dal Signore la vita piena del suo regno.

le icone di Bose - "discorso dell'ddio" - stile italico
...unito agli altri dalla stessa vocazione...
Fratello, sorella, da solo avresti potuto ben poco. Unito agli altri dalla stessa vocazione, tu puoi dimorare in una fede capace di trasportare ostacoli grandi come montagne.La comunità anche se formata da un piccolo numero di uomini e donne, resta il "piccolo gregge", che spera contro ogni speranza. Povertà sarà per te spogliazione quotidiana, tendente a fare di te uno dei piccoli, uno dei poveri di JHWH. Tu lo sai: come fratello, anche senza segni esteriori, per la visibilità della comunità cui appartieni ti sarà difficile e quasi impossibile la povertà degli ultimi, dei disprezzati, degli oppressi. Ti è facile trovare accoglienza, essere onorato e stimato. Tutte queste cose non accadono al povero. Per questo l’esigenza di povertà va unita a una grande umiltà di spirito che deve accompagnarti dentro e fuori la comunità, a un senso di piccolezza e a un atteggiamento che fugge onori e riconoscimenti
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(Regola di Bose 12.23)

per poter restare fedele alla propria chiamata...
le icone di Bose - ascensione - stile italico

Il gregge è cresciuto di numero, e spesso la comunità non si sente all’altezza della visibilità che il segno che essa costituisce ha via via assunto negli anni. Sovente sente di essere “sovraesposta”, soprattutto nella chiesa. Essa è cosciente che per poter restare fedele alla propria chiamata e per tentare di conseguire il regno promesso, il gregge deve restare “piccolo”, cioè costantemente consapevole di non essere altro che una comunità di peccatori che ricevono il perdono nella misura in cui riconoscono il proprio peccato e la propria piccolezza. Essa sa che soltanto confidando nell’unico Pastore il gregge potrà essere condotto, tutto insieme, alla salvezza, e per questo, pur conoscendo le diffidenze, le critiche e anche le maldicenze di cui a volte è oggetto, anche da parte di amici, si interroga incessantemente non sul consenso o sul dissenso che suscita nel mondo, ma sulla qualità e sull’autenticità della propria sequela Christi

...sepolta insieme a Cristo nella morte...
Agnus Dei, gres refrattario, timpano della porta della chiesa
Essa sa infine, come ci ha ricordato nuovamente l’esperienza del martirio – che credevamo ormai perduto in qualche lontano recesso della memoria e che invece è riapparso nell’orizzonte del cristianesimo –, che la vita di chi si lascia immergere nelle acque del battesimo è davvero già “sepolta insieme a Cristo nella morte” (Rm 6,4), “nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3), che essa è già stata donata a Dio e a quanti abitano la terra nella quale viviamo, come ricordava fr. Christian de Chergé, priore della comunità trappista algerina dell’Atlas, nel suo testamento spirituale, pochi mesi prima di morire assieme ai suoi fratelli.

“Se siamo stati completamente uniti a Cristo con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6,5), continua Paolo, e anche noi crediamo e vorremmo professare con tutta la nostra vita a ogni uomo che incontriamo, che soltanto cercando e individuando una ragione per cui valga la pena di morire ci è dato di trovare anche una ragione per vivere.