Cristo nostra speranza e forza della nostra vita

Davide Benati, Burma - 2016 - 95 x 120 cm.
Davide Benati, Burma - 2016 - 95 x 120 cm.

9 aprile 2024

Lc 21,9-19

1 In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:" 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.  12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.


Lo scenario che il vangelo odierno ci presenta non è molto consolante. Nei versetti precedenti ci parla di guerre, nei successivi (vv. 25-26) di segni nel creato e di gente che vive “in ansia”, o più letteralmente che vive “senza vedere vie d’uscita” (il greco aporía indica il “guado di un fiume”, e per estensione un passaggio, una via). “Gli uomini muoiono per la paura” (v. 26), letteralmente “perdono il respiro”. La Vulgata traduce con il verbo aresco che significa “disseccarsi, bruciare di sete”; gli uomini, le donne hanno sete, ma non trovano fonti alle quali dissetarsi. È un tempo di disorientamento, di smarrimento, scenario non molto diverso da quello in cui stiamo vivendo in questi giorni. I disastri ambientali, i mutamenti climatici, le guerre, tutto questo è rispecchiato nelle parole che Luca mette in bocca a Gesù. Ma anche lo smarrimento di tanta gente, disorientata da tanti falsi profeti dentro e fuori la chiesa, la paura, paura del presente, segnato da guerre tra popoli, paura del futuro che sembra riservare incognite devastanti... 

Eppure la conclusione non è un invito alla fuga, a ricercarsi un rifugio per proteggersi da tante disgrazie, ma l’invito a non avere paura (v. 9), che al v. 28 diventa un avvertimento: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (v. 28). Di fronte a “queste cose” due sono le reazioni possibili: rimanere angosciati e spaventati al punto di non vedere più un futuro davanti a sé oppure rialzarsi, levare il capo. Il peso del passato, o dei giorni che stiamo vivendo a volte, è gravoso, ci schiaccia; e fatichiamo a vedere un futuro davanti a noi: è la paralisi; finiamo per lasciarci vivere, per lasciarci andare. Il cielo sembra chiuso. Il Signore ci invita alla speranza, ad attendere con fiducia il suo ritorno

All’interno di questo quadro di tragedie che toccano il mondo intero, ci viene annunciato che anche la nostra vita sarà sconvolta: “Metteranno le mani su di voi, vi perseguiteranno” (v. 12). Dietro a Gesù, Signore e maestro, perseguitato e condannato a morte per aver annunciato e vissuto l’amore, anche il suo discepolo, il cristiano percorre lo stesso cammino. Eppure anche la persecuzione, il tempo della sofferenza, in qualunque forma si presenti nella nostra vita quotidiana, può diventare “occasione di dare testimonianza” (in greco: martyría), di vivere l’amore fino alla fine.

Così è stato per Dietrich Bonhoeffer, pastore della Chiesa confessante tedesca, impiccato nel campo nazista di Flossenbürg il 9 aprile 1945, di cui oggi la nostra comunità ecumenica fa memoria. “Cristo nostra speranza (cf. Tt 2,13). Questa formula di Paolo è la forza della nostra vita”, scriveva Bonhoeffer all’amico Eberhard Bethge il 25 luglio 1944). E un mese più tardi: “Non preoccuparti e non darti pensiero per me, ti prego … La mano e la guida di Do, sono per me così sicure che spero di essere mantenuto sempre in questa certezza. Non devi avere alcun dubbio sul fatto che io percorro grato e lieto la strada lungo la quale vengo condotto. La mia vita trascorsa è ripiena dei beni dati da Dio, e sopra la colpa sta l’amore che perdona del crocifisso” (23 agosto 1944).

sorella Lisa


Ascolta la prima puntata del nostro nuovo podcast