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X domingo do Tempo Comum


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Marfim, Escola de Metz, X século
Resurreição do Filho da viúva de Nain
9 junho 2013
Reflexões sobre as leituras
de
LUCIANO MANICARDI
A palavra de Jesus sabe tocar e atingir a tragédia da existência humana. E é uma palavra audaz e com autoridade. Trata-se de uma palavra sentida, que nasce do seio de Jesus, que o envolve, em absoluto e que não teme ser entendida como louca, insensata e irracional, porque dirigida a um morto.

domenica 9 giugno 2013
di LUCIANO MANICARDI

Anno C

1Re 17,17-24; Sal 29; Gal 1,11-19; Lc 7,11-17

La resurrezione del figlio della vedova di Sarepta a opera di Elia attesta, agli occhi della donna, la sua qualità di uomo di Dio, autentico ministro della sua parola (I lettura); la resurrezione del figlio della vedova di Nain attuata da Gesù lo svela, agli occhi di “tutti” (Lc 7,16), quale grande profeta, colui nel quale Dio stesso visita il suo popolo (vangelo).
In entrambi i racconti di resurrezione è presente una struttura sacramentale: parole e gesti di Elia convergono nel dare vita al giovane; nel passaggio e nell’azione di Gesù è presente la visita e l’azione di Dio stesso.

Chi è il profeta? La prima lettura mostra due visioni contrastanti del compito profetico. Nelle parole angosciate e disperate della vedova, il profeta appare come colui che svela i peccati dell’uomo, che mette a nudo la debolezza umana facendosi ministro di un Dio giudice che punisce (cf. 1Re 17,18). In questa prima visione il profeta colpevolizza, umilia, fa morire. Nell’operato di Elia, invece, il profeta appare colui che intercede e dà vita, libera dal male e fa il bene. Il profeta – e quel “grande profeta” (Lc 7,16) che è Gesù – narra la salvezza di Dio agli uomini facendo il bene e dando vita.

Gesù appare il Signore della vita creando relazione là dove vi è inconciliabilità, opposizione, estraneità: nel luogo liminale rappresentato dalla porta della città che pone in comunicazione interno ed esterno, città e campagna, luogo dei vivi e luogo dei morti, Gesù fa avvenire l’incontro tra il corteo funebre che esce dalla città e il corteo che lo accompagna per entrare in città. Quei cammini opposti, destinati solo a incrociarsi, sono condotti da Gesù a incontrarsi. L’evento straordinario della resurrezione del giovane nasce da uno sguardo di compassione che diviene gesto, azione, parola, dunque storia, grazie a un’intima decisione di Gesù. L’evento grandioso nasce nel segreto e nel nascondimento del cuore. Siamo di fronte al fondamento spirituale dell’agire. Nella casualità dell’incrociarsi, Gesù decide liberamente e volontariamente l’incontro, la compromissione, la comunicazione. Già lì vi è vittoria della vita sulla morte.

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