P. André Louf passou deste mundo para o Pai
13 Julho 2010
Queremos neste momento recordar com comoção, o grande homem “espiritual”, sobretudo o amigo e o irmão que nos últimos 15 anos, pelo menos uma vez por ano fazia uma estadia prolongada em Bose
Il 12 luglio è passato da questo mondo al Padre, nel suo monastero di Mont-des-Cats (Francia), p. André Louf, monaco trappista e autore spirituale tra i più noti anche in Italia. Era nato a Leuven (Belgio) nel 1929 ed era entrato in monastero nel 1947, poco dopo la II guerra mondiale.
Nel 1963 è eletto abate di Mont-des-Cats, ministero che svolgerà per 34 anni, guidando la sua comunità con sapienza e discernimento negli anni del concilio Vaticano II e del successivo “aggiornamento” teso a una rinnovata fedeltà del monachesimo alle sue istanze evangeliche. Con la sua paternità spirituale ha formato generazioni di monaci, alcuni dei quali divenuti a loro volta abati di altri monasteri. Lasciata la carica abaziale nel 1997 si era ritirato a vivere da eremita presso le suore benedettine di Santa Lioba in Provenza, e da lì non mancava di far udire la sua voce discreta e sapiente con la parola e gli scritti. Uomo nutrito alle fonti dei padri d’oriente e d’occidente, da “innamorato” competente aveva anche tradotto alcune perle del pensiero siriaco di Isacco di Ninive e di autori della mistica fiamminga.Nel 2004, su invito di papa Giovanni Paolo II, p. André Louf aveva composto le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì santo al Colosseo.
![p. André Louf na mesa redonda de conclusão dos trabalhos do Convénio Ecuménico Internacional de 2002 Bose, settembre 2002](https://monasterodibose.it/cache/multithumb_thumbs/a863d22af0fee000fb587f64f498d650.jpg)
Uomo senza confini e tenace ricercatore della Bellezza e dei suoi riverberi nella realtà, ci hanno sempre colpito in lui una straordinaria capacità di ascolto - nella cui qualità terapeutica credeva fermamente -, la potente forza di intercessione e la fedeltà alla preghiera di ogni giorno, il suo incessante ministero di consolazione, il discernimento penetrante sempre pronto a stendere il mantello del perdono sul male, il primato assoluto della misericordia e della condiscendenza (synkatàvasis) nei rapporti fraterni e verso i fatti della vita. Rispetto a questi ultimi, ha sempre messo in guardia dallo sconfinare nell’amarezza, ammetteva la possibilità di momenti di tristezza che vanno ospitati con magnanimità e sorriso, e tuttavia, progressivamente di più, si affermava in lui la ricerca sempre più acuta della Luce, che egli trovava nei piccoli fatti quotidiani e nelle persone che incontrava, quali tracce della Luce increata, della Luce divina di cui ora è finalmente avvolto.
Ha vissuto un’attitudine crescente allo sguardo di limpidezza e di sincerità, su di sé e sugli altri, di stupore e di meraviglia verso tutto il creato, nella convinzione che il bene rimane più profondo del male più profondo. Così, grazie ad un apprendistato esigente e una perseveranza a caro prezzo era divenuto nel volgere di lunghi anni uomo di trasfigurazione. E la sua fiducia illimitata nella Grazia non ha mai rischiato derive di disincarnazione, ma è stata, piuttosto, radicale assunzione della debolezza, sull’esempio del Maestro mite e dolce di cuore che è passato facendo il bene, guarendo, sedendo alla tavola dei pubblicani e dei peccatori. L’ora della sua morte è anche il momento dello svelamento e della verità, e così possiamo sentire finalmente rivolte anche a lui, nella communio sanctorum, alcune osservazioni sull’umile amore che aveva riscontrato presso i monaci della santa Montagna, l’Athos:“Vorrei concludere questo capitolo (“A proposito di alcuni frutti dello Spirito” in {link_prodotto:id=307}) sui frutti dello Spirito con il ricordo personale di un pellegrinaggio presso alcuni eremiti del Monte Athos. C’è poco da dire, se non che me li ero immaginati completamente diversi: magari come uomini rudi e duri, degli eroi dell’ascesi e della solitudine, restii a ogni contatto umano. La realtà è stata tutt’altra: raramente ho potuto sperimentare un amore simile, un amore mite e umile che mi ha immediatamente fatto sentire accolto nella loro preghiera e mi ha trascinato, come mio malgrado, verso Dio. Raramente mi son anche sentito così vicino agli uomini, immesso nel cuore stesso del mondo che non cessa di battere per Dio e che così pochi, purtroppo, sanno ascoltare.” Adesso capiamo perché il suo desiderio di un nuovo pellegrinaggio all’Athos restava solo un sussurro: ora finalmente questa attesa è compiuta, le sorgenti e le profondità sono definitivamente raggiunte e non c’è più che luce, pace e comunione senza fine davanti al volto del Signore. Grazie p. André: chiediamo la sua intercessione al Signore per tutti noi, per la Chiesa, per il monachesimo, per ogni uomo e ogni creatura!
Il priore fr. Enzo e i fratelli e le sorelle di Bose vogliono trasmettere ai fratelli di Mont-des-Cats la loro vicinanza fraterna, l’assicurazione della preghiera e la gratitudine al Signore e alla loro comunità per questo grandissimo dono: Deo gratias!