Quella luce che porta il perdono

Osservatore Romano, 10 settembre 2015

La misericordia “la grande luce di amore e tenerezza di Dio che porta in sé il perdono”. E’ quanto sottolinea Papa Francesco in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato al priore di Bose, Enzo Bianchi, in occasione dell'annuale convegno di spiritualità ortodossa promosso e ospitato, da oggi fino a sabato 11, dalla comunità ecumenica piemontese. Appuntamento, giunto alla ventitreesima edizione, che  ormai diventato un vero e proprio punto di riferimento internazionale per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale dell'oriente cristiano.

Al centro dell'incontro, come mettono in rilievo le parole del Pontefice, il tema della misericordia e del perdono. Argomento, che, sottolineano gli organizzatori, soprattutto “nel tempo drammatico che viviamo, segnato dalla barbarie della guerra e dell'intolleranza, dal prevalere della logica di mercato sulla solidarietà condivisa” intende “ricordare l'urgenza di una pratica del perdono, accanto alla ricerca della giustizia, per ritrovare un'idea di bene comune e una fiducia reciproca che si traduca in responsabilità verso l'altro”.

Una tematica, aggiunge il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, Kurt Koch, che rappresenta anche il “cuore” del movimento ecumenico.

Infatti, ha sottolineato il porporato nel messaggio indirizzato agli organizzatori, “l' ecumenismo non esisterebbe e non potrebbe svolgersi senza la convinzione che i cristiani devono chiedere perdono a Dio e chiedersi vicendevolmente perdono per le divisioni che hanno generato nel Corpo di Cristo”. Non il caso, l'impegno ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico  stato accompagnato fin dall'inizio, da un cammino di perdono che ha trovato il suo gesto paradigmatico nello storico incontro tra Paolo VI e il patriarca ortodosso Atenagora con la reciproca cancellazione delle antiche scomuniche.

Il tema del perdono cristiano e della riconciliazione tra le Chiese è stato anche l'aspetto principale affrontato nel corso della giornata inaugurale che ha visto, tra gli altri, gli interventi del cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, e di Kallistos Ware, metropolita ortodosso di Diokleia, dei cui discorsi pubblichiamo in questa pagina ampi stralci. Introducendo l'incontro, il priore di Bose ha parlato dello scandalo della misericordia. A prima vista un vero paradosso perché uno dei sentimenti principali attribuiti a Dio e comandati all'umanità in tutta la Bibbia rappresenta spesso anche un motivo di scandalo per i presunti giusti.

Occorre invece comprendere, ha rilevato Bianchi, che la santità di Dio splende non quando l'uomo  senza peccato, ma quando Dio ha misericordia e perdona. Numerosi i messaggi inviati al convegno da parte dei responsabili delle Chiese e delle comunità ecclesiali mondiali. Il patriarca ecumenico Bartolomeo evidenzia come la misericordia e la compassione nei confronti dei nostri compagni in umanità occupino un posto centrale tra le altre virtù nell'insegnamento del Signore, poiché nient'altro è così gradito a Dio e niente  a Lui così caro come la compassione. Anzi, niente il Signore, che giudica con giustizia, ricambia in maniera così abbondante come la compassione e l'amore verso gli uomini, dichiarando beati i misericordiosi perché troveranno misericordia

La centralità del tema della misericordia all'interno del messaggio cristiano  evidenziata anche dal patriarca ortodosso di Mosca Cirillo, nel messaggio, a firma del metropolita Ilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato.

Infatti, viene rilevato, nell'appello evangelico a essere misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso è contenuta la testimonianza della più alta dignità dell'uomo, chiamato a collaborare con Dio. E, oggi più che mai, in un contesto segnato dalla crisi delle relazioni internazionali e sociali, occorre riconoscere che  le ferite inferte dall' odio e dall'inimicizia possono essere sanate soltanto dalla misericordia e dal perdono reciproco in nome della pace, della custodia della vita e della salvezza delle generazioni future. Un aspetto, quest'ultimo, evidenziato anche dall'arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Justin Welby, per il quale la pratica del perdono  sempre stata al cuore della nostra fede in Dio e del nostro amore gli uni per gli altri. Ma essa  ancora più urgente oggi, laddove molti sperimentano il conflitto, la sofferenza, la povertà, l'avversità e l'isolamento per mano di altri esseri umani. Una sottolineatura al centro anche dei messaggi inviati dal patriarca copto ortodosso, Tawadros II, dal patriarca greco ortodosso di Antiochia, Giovanni x, e dal patriarca e catholicos di tutti gli armeni, Karekin II.