Conclusions du colloque
Ecco dunque una prima acquisizione di questi nostri giorni: la Scrittura permea tutta la vita della Chiesa. Ed è stato questo il primo asse lungo il quale si sono dispiegate le nostre giornate.
Abbiamo avuto modo di constatarlo confrontandoci con la liturgia, osservando come la Scrittura è l’anima della celebrazione eucaristica e dell’anno liturgico. Tutto qui è infatti orientato a narrare l’azione del Logos divino nella storia della salvezza, passata, presente e futura. Nessuna liturgia – ci è stato ricordato – può esistere senza Scrittura; e non solo le letture bibliche previste nella divina liturgia, ma anche i gesti liturgici e persino gli oggetti impiegati nella celebrazione vorrebbero essere echi di altrettante parole. Tutto nella celebrazione raffigura l’evento di cui la Scrittura è narrazione. Di qui la convinzione – più volte espressa – che la Parola proclamata venga compresa dal popolo di Dio, mediante un’adeguata esplicazione, a conferma che la liturgia è il luogo privilegiato in cui la fede è non solo celebrata ma anche trasmessa e approfondita.
Questa centralità della Scrittura nella vita spirituale ci è stata poi narrata da alcuni padri che abbiamo voluto interrogare a mo’ di esempio: Giovanni Crisostomo, Efrem il Siro, i padri del deserto, Gregorio Magno e Teofane il Recluso (dunque il mondo greco, siriaco, egiziano, latino e russo). Ciascuno di questi autori ci ha ricordato l’imprescindibilità della meditazione delle Scritture.
Questo ci è stato ricordato da Giovanni Crisostomo, il predicatore di Antiochia, propugnatore convinto di un rapporto personale e quotidiano di ogni credente con la Scrittura. Per lui il Libro deve diventare una sorta di vademecum di ogni fedele, strumento per la vita... Ai suoi “laici” di Antiochia dice:
Qualcuno dirà: “Io non sono né religioso, né anacoreta: ho moglie e figli e mi prendo cura della famiglia”. Ecco la grande piaga dei nostri tempi: credere che la lettura del vangelo sia riservata solo ai religiosi o ai monaci, mentre siete voi, più di loro, ad averne maggiormente bisogno. Quelli che sono al cuore della mischia e ogni giorno ricevono nuove ferite hanno più di tutti necessità di essere curati. È un grande male non leggere i libri che recano la parola di Dio, ma ve n’è uno peggiore: credere che questa lettura sia inutile (1).
E in un’altra occasione ribadisce con la vivacità che lo caratterizza:
La moglie ti esaspera, il figlio ti addolora, il servo ti muove ad ira, il nemico ti insidia, l’amico ti invidia, il vicino ti oltraggia, il collega ti fa lo sgambetto; spesso anche la giustizia ti minacci, la povertà ti affligge, la perdita dei cari ti getta nel dolore, la fortuna ti gonfia, la disgrazia ti deprime: Mille motivi, mille occasioni di ira e preoccupazione, di turbamento e afflizione, di vanto e disperazione, ti circondano da ogni parte e da ogni parte volano mille strali: per questo abbiamo incessantemente bisogno dell’armatura delle Scritture ... Abbiamo bisogno del farmaco divino per guarire le ferite ricevuto e per evitarne altre, e spegnere da lontano e respingere le frecce del diavolo con la lettura assidua delle Scritture divine. Non è possibile, non è possibile che qualcuno si salvi, se non si dedica costantemente alla lettura spirituale (2).