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Introdução a "Reflexões sobre as leituras"


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L’omelia, che è «parte dell’azione liturgica» (pars actionis liturgicae) (8), è operazione profetica che prosegue la Parola traducendola nell’oggi di una comunità precisa per orientarne la fede e la preghiera, ovvero la risposta cultuale ed esistenziale al Dio che le parla. Per questo il celebrante è chiamato a essere in prima persona ascoltatore e testimone della Parola di Dio contenuta nelle Scritture, per poterla annunciare nella forza dello Spirito, per poter fare dell’omelia una «manifestazione della verità» (phanérosis tês aletheías: 2Cor 4,2) che è Cristo stesso. Infatti, «Cristo è presente nella sua chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche… È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella chiesa si legge la sacra Scrittura (sacrae Scripturae in ecclesia leguntur)» (9). Vale la pena ricordare che la redazione finale di Sacrosantum concilium 7 ha espunto l’espressione et explicantur («e si spiega») aggiunta a leguntur in una fase precedente della redazione del testo conciliare. Se in tal modo si è operata una distinzione sana e vitale tra Parola della Scrittura e parola dell’interprete della Scrittura, tuttavia va colta anche la gravitas dell’azione omiletica e la sua continuità con la Parola proclamata. Affinché dunque la parola della predicazione sia accolta come parola non semplicemente umana, ma come Parola di Dio (cf. 1Ts 2,13), occorre che il ministro della Parola si faccia docile al passaggio dello Spirito che lo rende profeta e lo porta ad attuare nella sua assemblea ciò che fece Gesù nella sinagoga di Nazaret: «Oggi si è compiuta questa Scrittura nei vostri orecchi» (Lc 4,21). La parola della Scrittura viene rivolta come parola udibile e vivente oggi a un voi determinato, l’assemblea radunata nel nome del Signore in un tempo e in un luogo precisi.

Affinché la Parola di Dio proclamata e spiegata plasmi l’assemblea come comunità del silenzio e dell’ascolto, il celebrante è chiamato a farsi silenzioso ascoltatore della voce dello Spirito che lo abilita a proclamare con potenza ed efficacia la Parola che ha il potere di edificare la comunità (cf. At 20,32). Comunità di cui il pastore soltanto conosce la situazione concreta, le forze e le debolezze, i bisogni e le ricchezze: nessuno si può sostituire a lui in questo compito che è direttamente sequela Christi, in cui egli impegna ed esprime il proprio ministero presbiterale che è essenzialmente ministero della Parola.

Più ancora che suggerire dei contenuti, le riflessioni sulle letture bibliche vogliono pertanto indicare un metodo che toccherà ai singoli ministri della Parola assumere, personalizzare, adattare alle proprie comunità.

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(5) Dei verbum 18.

(6) Ibid. 25.

(7) Agostino, Discorsi 179,1 (PL 38,966).

(8) Sacrosantum concilium 35; cf. anche 52.

(9) Ibid. 7.

dall'introduzione di ENZO BIANCHI

Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno  A
a cura di Enzo bianchi, Goffredo Boselli,
Lisa Cremaschi, Luciano Manicardi
© 2010 Vita e Pensiero

 

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