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XIII domingo do Tempo Comum


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La missione a cui Gesù invia comporta la possibilità della non accoglienza degli inviati, esattamente come Gesù stesso ha conosciuto la non accoglienza (cf. Lc 9,53). Anzi, non accolto dai Samaritani perché diretto verso Gerusalemme, Gesù sarà rigettato anche dalla città santa, la città “che uccide i profeti e lapida coloro che le sono inviati” (cf. Lc 13,34). L’accoglienza e il riconoscimento per Gesù non sono un diritto. Ma questo, Gesù deve insegnarlo ai suoi discepoli, tentati di reagire con zelo cattivo allo sgarbo ricevuto (cf. Lc 9,54-55). Non una parola di rimprovero per i Samaritani, che vengono accolti nella loro non accoglienza, e invece un aspro rimprovero per i discepoli (Lc 9,55): sono i cristiani che devono vivere il Vangelo ed essere rimproverati se assumono forme di presenza e di azione mondane. Inviati dall’Agnello “come agnelli in mezzo ai lupi” (Lc 10,3), a essi non è concesso di travestirsi da lupi (Mt 7,15). Infatti, è la qualità della loro presenza che narra il volto di Cristo agli uomini. È la loro vita “altra” e “differente” rispetto al mondo che narra la santità di Dio.

La sequela di Gesù esige anche la fatica del quotidiano, del giorno dopo giorno (cf. Lc 9,23): la risolutezza è necessaria per non lasciarsi bloccare dalla banalità dei giorni e dalle abitudini, per sostenere la vita del discepolo che è sotto il segno della precarietà (v. 58) e per dare perseveranza alla sequela e non ridurla all’avventura di una stagione della vita. L’inizio della sequela è importante proprio perché il cristiano non è chiamato solo a iniziare ma a dare continuità al suo cammino e a rimanere. Non porre condizioni (v. 61), non predeterminare le prestazioni, non lasciarsi guidare solamente dall’entusiasmo (v. 57), non nutrire nostalgie che si rivelerebbero paralizzanti (v. 62), sono condizioni essenziali per una sequela duratura.

 

LUCIANO MANICARDI

Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno C
© 2009 Vita e Pensiero

 

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