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III domingo da Quaresma


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Certamente vi è una dimensione spirituale di morte che riguarda l’insensibilità agli eventi, l’indifferenza alla storia, il rifugiarsi nella pigrizia dell’abitudine, il non lasciarsi scuotere e ferire dalla storia, il restringere i propri orizzonti di interesse solo a ciò che ci tocca direttamente e da vicino.
Anche la parabola del fico (vv. 6-9) ricorda che non all’uomo spetta giudicare sulla fecondità o sterilità dell’altro, e ancor meno spetta all’uomo estirpare o escludere chi si ritiene che non dia frutti. L’infecondità dell’albero diviene per il vignaiolo invito a lavorare ancora e ancor di più affinché tutto sia fatto per mettere la pianta in condizioni di portare frutto. Alla tentazione della durezza e dell’esclusione, la parabola oppone la fatica raddoppiata dell’amore: l’amore come lavoro, come impegno, come “fare tutto il possibile per”. E comunque il vignaiolo si proibisce di dare un giudizio inappellabile di sterilità sul fico e lascia al padrone della vigna questa difficile decisione: “Se no, tu lo taglierai” (v. 9). Tu, non io. Fuor di metafora: Cristo narra l’amore e la pazienza di Dio, radicalmente e sempre, anche di fronte alle situazioni più “disperate”, e lascia a Dio il giudizio.

La tentazione di giudicare pecca di impazienza, di mancanza di attesa dei tempi degli altri. La pazienza, invece, è fiducia accordata, è arte di vivere e sostenere l’incompiutezza e l’inadeguatezza che vediamo negli altri, nella storia e che dobbiamo saper vedere in noi stessi. I nostri tempi non sono quelli degli altri!

Nel vignaiolo che dice al padrone: “Lascialo ancora quest’anno” (v. 8) vi è anche la figura dell’intercessore. E intercedere non significa semplicemente supplicare Dio per qualcun altro, ma compromettersi, con una grande assunzione di responsabilità, facendo tutto il possibile in prima persona per venire incontro alla situazione della persona per cui si prega. L’intercessione fa l’unità tra impegno storico e responsabilità da un lato, e fede e preghiera dall’altro. E così non solo chiede l’intervento di Dio nella storia, ma già lo annuncia impegnando l’intercessore nell’azione.

LUCIANO MANICARDI

Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
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