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XXXI Domingo do Tempo Comum

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GIOTTO, Rosto de Cristo
GIOTTO, Rosto de Cristo

de ENZO BIANCHI
Jesus faz uma invectiva contra todos os que "dizem e não fazem", o contrário daquilo que Ele fez com a sua vida. Ele era credível, fiável porque dizia o que pensava e fazia o que dizia. 

 

di ENZO BIANCHI 

Anno A

Mt 23,1-12

Mentre Gesù si trova nel tempio di Gerusalemme affronta una serie di controversie, rispondendo ad alcune domande che gli vengono poste, «per metterlo alla prova» (Mt 22,34; cfr. 22,15), dai rappresentanti dei gruppi religiosi presenti in Israele. Le sue risposte sapienti mettono a tacere gli avversari, tanto che l’evangelista può annotare: «Da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo» (Mt 22,46).

A questo punto Gesù, capovolgendo la situazione che lo vede accusato dalle autorità religiose, si rivolge alla folla e ai suoi discepoli con un discorso, di cui nella liturgia leggiamo solo la prima parte, che attraversa tutto il capitolo 23 e si conclude con la sua uscita definitiva dal tempio (cfr. Mt 24,1). È un discorso duro e netto, che contiene anche i celebri sette: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!». Vale la pena ricordare in proposito che i «guai!» – una forma espressiva ben attestata nelle Scritture, in particolare nei Profeti (cfr. Is 5,8-24,4; Ger 22,13, ecc.), e ripresa anche altrove da Gesù (cfr. Mt 11,21; 18,7; Lc 6,23-26, ecc.) – non sono, come spesso si sente dire, maledizioni: no, essi sono degli avvertimenti, dei severi richiami in vista della conversione; sono invettive e lamenti accorati nello stesso tempo, pronunciati da chi spera ancora che i destinatari di queste parole possano fare ritorno a Dio…

Ma chi sono i destinatari di questi ammonimenti di Gesù? In primo luogo, evidentemente, «gli scribi e i farisei seduti sulla cattedra di Mosè», ovvero le guide religiose del tempo. Più volte Gesù ha polemizzato con gli uomini religiosi di Israele, considerandoli particolarmente esposti, per il loro ruolo «esemplare», al grave peccato dell’ipocrisia. Ma questo rischio, e i comportamenti deplorevoli a esso connessi, toccano da vicino gli uomini religiosi di ogni tempo, compresi ovviamente quelli cristiani. Basti ricordare ciò che scriveva san Girolamo con lucido realismo: «Guai a noi, miserabili, che siamo ricaduti negli stessi vizi dei farisei!». Di più, le parole di Gesù si rivolgono a ciascuno di noi discepoli appartenenti alla sua comunità di ogni epoca, sempre minacciati dalla pretesa di annunciare agli altri un Vangelo che noi stessi non viviamo in prima persona…

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