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Quinta feira santa


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Sono i gesti che compie lo schiavo oppure colui che ama. Maria di Betania cosparse i piedi di Gesù con olio profumato e li asciugò (cf. Gv 12,3). Gesù compie questo gesto per narrare l’amore che lo rende servo dei suoi discepoli. Lavando loro i piedi Gesù continua a fare ciò che sempre ha fatto: amare: “li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Li ama con perseveranza, non cessa di fare ciò che aveva iniziato a fare fin dal momento della chiamata. Li ama anche quando si mostrano decisamente poco amabili: tra loro si fa spazio il tradimento (cf. Gv 13,2), il rinnegamento (cf. Gv 13,38), l’incomprensione. Li ama fino al punto di non ritorno.

Non solo Gesù non prende decisioni forti, di esclusione, di rimprovero aspro e nemmeno di rifiuto di condivisione del pane nei confronti di colui nel cui cuore ha preso dimora Satana (cf. Gv 13,2), ma continua ad amare. Gesù vive l’amore unilaterale, che non cerca reciprocità e che narra la fedeltà radicale di Dio al peccatore. Ciò che potrebbe sembrare debolezza, timidezza o lassismo è invece forza e gloria del Signore: la gloria di amare. La gloria di chi è pienamente cosciente che nulla può impedirgli di amare. Che ogni occasione, anche la più dolorosa e tragica, può essere vissuta nell’amore, fino a donare la vita. È la grande libertà che Gesù mostra: egli è cosciente della situazione reale e misera dei suoi discepoli, ma sa anche che quella è l’occasione per manifestare la sua obbedienza al Padre e il suo amore per i suoi. Nessuna evasione sognando situazioni ideali per poter vivere più evangelicamente e poter amare con più agio, ma l’assunzione della concretezza della situazione così com’è, nella coscienza che è in quell’hic et nunc che si gioca tutto. Il resto è tempo perso.

Ed è importante ricordare che i cristiani non sono chiamati solamente a ripetere il gesto, ma anzitutto a conoscerlo per fede su di sé da parte del Signore. Pietro si ribella all’idea che Gesù possa inchinarsi davanti a lui e lavargli i piedi, ma Gesù spiazza con vigore la sua illusione: non ci può essere servizio cristiano se non nell’umiltà e nel riconoscimento della propria “sporcizia” che abbisogna di purificazione. La pretesa e la presunzione di purezza sono contrarie allo spirito cristiano. Non vi è sporcizia più grande di chi non vede la propria sporcizia e non si ritiene bisognoso di pulizia.

 

LUCIANO MANICARDI

Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno B
© 2010 Vita e Pensiero

CD QUARESIMA-PASQUA

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