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Domingo de Ramos e da Paixão do Senhor


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La passione ci introduce nell’ultima fase della vita di Gesù. Fase scandalosa che mette alla prova lo sguardo di fede dell’uomo e costituisce un angolo prospettico che sembra smentire tutto ciò che Gesù ha fatto ed è stato. Colui che ha attirato folle e creato una comunità itinerante di discepoli viene rigettato dalle folle e abbandonato dai discepoli. Colui che ha curato e guarito molti malati, ora si trova nell’impotenza di salvare chicchessia. Colui che ha annunciato il vangelo del Regno con potenza di parola, ora entra progressivamente nel silenzio. Colui che ha vissuto una vita di fedeltà al Dio unico, si vede condannato dalle legittime autorità religiose del popolo di Dio. Colui che ha sempre nutrito una relazione personalissima di confidenza con il Dio che chiamava “Abbà”, ora gli si rivolge con una domanda che grida l’enigma del sentirsi abbandonato da Lui. In questi eventi vi è qualcosa che sembra dichiarare falso tutta la vita precedente di Gesù, la sua fede, il suo amore, la sua speranza. E così un’intera vita spesa nella donazione di sé per gli uomini e nella fedeltà obbediente al Padre, nell’amare e nel benedire, si trova sepolta sotto il peso dell’infamia che Gesù vive e subisce nei suoi ultimi momenti. E anche il discepolo può terminare la sua vita sotto il peso infamante di una calunnia o di una caduta che ottenebrano la luce che ha sparso in tutta la sua vita: ma un uomo è sempre tutta la sua vita, non un solo momento, fosse pure quello estremo. La passione di Gesù purifica lo sguardo del credente liberandolo dalla tentazione di giudicare, dare sentenze, condannare.

Nella passione emerge poi la signoria di Gesù. Egli affronta gli eventi con la grande libertà che gli deriva dall’obbedienza alle Scritture (cf. Mc 14,18.27.62) e con la forza che gli viene dalla preghiera (cf. Mc 14,32-42): preghiera inesaudita ma che gli fa accettare il cammino tragico che lo attende come occasione di fede, speranza e amore nel suo Dio (“Non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”: Mc 14,36). Questo libero abbandono al volere del Padre è la forza profonda di Gesù. Forza che manca ai discepoli che non vegliano né pregano e sono perciò sorpresi dagli eventi e abbandonano la sequela (cf. Mc 14,50). La fine di Gesù è anche il momento del fallimento della sua comunità, dello scacco del gruppo di coloro che egli aveva scelto perché stessero con lui. Eppure, proprio allora sorgono altri discepoli, là dove nessuno se li sarebbe aspettati. La donna di Betania che profuma il corpo di Gesù “in vista della sepoltura” (cf. Mc 14,3-9), Simone di Cirene che porta la croce dietro a Gesù (Mc 15,21), il centurione che confessa “Figlio di Dio” il crocifisso (Mc 15,39), Giuseppe di Arimatea, che aspettava il Regno di Dio e riceve il corpo di Gesù (cf. Mc 15,43-46). Il chicco di grano caduto a terra trova inattesi e impensabili terreni buoni che lo accolgono e portano frutto.

 

LUCIANO MANICARDI

Comunità di Bose
Eucaristia e Parola
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno B
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