In questa rubrica giornaliera vi proponiamo la meditazione del Vangelo del giorno preparata da un fratello o una sorella di Bose. Il nostro desiderio è di spezzare il pane quotidiano della parola di Dio, condividendo la lectio divina fatta nella solitudine della cella monastica. Per tutti il fine è quello indicato da Ignazio d’Antiochia, “rifugiarmi nel Vangelo come nella carne di Gesù” (Lettera ai Filadelfiesi).

Le pericopi del vangelo seguono il lezionario proprio del nostro monastero.

La via in noi

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11 gennaio 2025

L’introduzione del nostro brano colpisce per la sua solennità: viene menzionato il potere politico del tempo, i governatori di varie regioni, e anche il potere religioso a Gerusalemme. È la grande storia, dove in filigrana emerge la corruzione, il degrado politico e non solo. 

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L’autentico pastore delle pecore

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10 gennaio 2025

Il testo del vangelo, tratto dalla grande allegoria del buon pastore, è scelto per ricordare Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzio, due dei “Padri cappadoci” - il terzo era Basilio fratello di Gregorio di Nissa, vissuti nel IV secolo d.C. Erano teologi e filosofi, ma furono chiamati a essere vescovi, pastori di comunità cristiane e non si tirarono indietro accettando anche le difficoltà legate a un periodo storico ricco di contraddizioni.

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Gesù sperimenta la condizione del profugo

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8 gennaio 2025

Storicamente l’episodio della fuga in Egitto e ritorno ha scarsissime probabilità di corrispondere alla realtà di ciò che è accaduto. Il vangelo di Matteo ha voluto costruire questi episodi dell’infanzia di Gesù sul modello di quella di Mosè: vuole dirci che Gesù è il nuovo Mosè. Non solo: vuole mostrarci come fin dall’inizio egli ha condiviso la condizione umana.

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Un amore disarmato

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7 gennaio 2025

“Un grido è stato udito in Rama”: questo versetto del profeta Geremia citato dall’evangelista Matteo, nella narrazione della terribile strage degli innocenti, esprime quell’incessante flusso di sofferenza scatenata dall’inaudita violenza che attraversa la storia dell’umanità, da Abele ucciso dal fratello Caino (cf. Gen 4,1-8) fino ai nostri giorni; anzi, fino alla fine della storia, come dirà Gesù nel discorso escatologico: “Sentirete parlare di guerre… si solleverà nazione contro nazione… Il fratello farà morire il fratello…”. 

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Camminare insieme verso Gesù

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6 gennaio 2025

Celebrare la manifestazione del Signore Gesù ai pagani significa celebrare il divenire luce di una faticosa ricerca condotta “come a tentoni” (At 17,27) da coloro che sono stati i nostri padri e le nostre madri nella fede. Come cristiani provenienti dalle genti, infatti, siamo discendenti di popoli saliti a Gerusalemme partendo da altre terre, condotti dalla sapienza di Dio verso le Scritture da lui donate al suo popolo Israele, e poi da lì, da quell’alleanza di amore sigillata con quel popolo, illuminati fino a discernere in quel bambino figlio di ebrei poveri il Messia atteso, destinato a regnare sull’universo e nei nostri cuori.

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Iniziare nel Nome del Dio che salva

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1 gennaio 2025

Vi sono persone e eventi che con la loro venuta e il loro accadere danno al tempo una connotazione diversa, altra, nuova. Nella mite e umile esperienza cristiana vi è un nome la cui nascita, la cui esistenza, la cui morte e la cui resurrezione costituisce quanto di più alto sia mai accaduto sotto il sole. Con l’apparizione di quel “nato da donna” (Maria), di quel “nato sotto la legge” (circoncisione), il tempo, come scrive Paolo ai Galati, ha raggiunto la sua pienezza, la storia è pervenuta al suo compimento (cf. Gal 4,4). Nato il cui nome è Gesù, che significa “il Signore salva”. 

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Nel tempio, anno dopo anno

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30 dicembre 2024

Una lucidità affinatasi negli anni, una sapienza più forte di ogni smarrimento... per noi che ci sentiamo forse confusi e in ricerca di una casa, per i nostri giorni così incerti e talvolta tentati dal disfattismo, per l’anno che si chiude e quello che inizia e che vorremmo salvati da quanto ci può corrodere dentro.

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Figlio di Adamo e nostro fratello

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31 dicembre 2024

Questa pagina del Vangelo può suscitare la nostra perplessità. Tutto sommato, ci aspettiamo una genealogia da Matteo, l’evangelista più impregnato di Antico Testamento e che, non a caso, apre il suo racconto con ciò che più conta nella cultura semitica: l’iscrizione in una storia (Mt 1,1-17) e l’imposizione di un nome da parte di chi porta avanti quella storia (Mt 1,18-25). Benissimo; ma cosa c’entra Luca, il più greco degli evangelisti, con tutto questo? E perché fare calare dall’alto questa genealogia, come un meteorite, non alla nascita di Gesù ma quando sta per iniziare la sua vita pubblica?

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Parole che rimangono

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27 dicembre 2024

Il ritmo della memoria degli eventi della venuta del Signore nella carne è interrotto oggi da un’altra memoria, quelle di un uomo che ha vissuto l’incontro con l’uomo Gesù e ha risposto al suo “Seguimi” (v. 19). Dai vangeli della nascita di Gesù siamo catapultati all’ultima pagina del vangelo attribuito proprio all’evangelista Giovanni, il “discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte” (v. 24), “quel discepolo che Gesù amava” (v. 20). 

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Sulle tracce di Gesù, fino alla fine

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26 dicembre 2024

Il giorno successivo al Natale la liturgia ci fa ricordare la passione e la morte di Stefano, “uomo pieno di fede e di Spirito santo” (At 6,5) che era stato scelto con altri sei discepoli per servire chi si trovava nel bisogno. A parte la breve notizia concernente Giacomo, fratello di Giovanni, di cui Luca ci dice che il re Erode lo fece uccidere di spada (cf. At 12,2),

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