È bello per noi essere qui?
26 marzo 2025
Dal Vangelo secondo Marco Mc 9,1-13 - (Lezionario di Bose)
1 Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». 2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
11E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 12Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».
L’ora della croce sarà un’ora buia “su tutta la terra” (Mc 15,33). Chi guarda al Messia Gesù in quell’ora lo vede appeso al patibolo, nudo.
Nell’ora della Trasfigurazione, tuttavia, le sue vesti sono descritte come “splendenti, bianchissime” (v. 3), “bianche come la luce”, spiega l’evangelista Matteo (17,2).
Ci sono testimonianze portate da una luce, pur nelle tenebre. Parole che, la luce, ce la comunicano, rivestendo la realtà non per coprirla ma per rivelarne il senso nascosto. Capita di incontrare testimoni così: quando parlano, una luce si accende nei loro occhi. Sarà stato vero anche per Pietro, Giacomo e Giovanni (cf. 2Pt 1,16-18)? Non prima però che Gesù “fosse risorto dai morti” (v. 9).
Solo allora, annunciando il vangelo, ripensando al cammino fatto dietro al Maestro verso Gerusalemme, fino al fallimento della croce, i discepoli testimoniano di una luce che anticipava il senso ultimo di quel cammino. Avevano solamente potuto scorgerla, senza poter reggere lo scandalo della croce. Ora però quella luce permette loro di lasciarsi condurre attraverso il tenebroso spessore di quello scandalo, accogliendo la buona notizia del Risorto: la stessa scandalosa realtà si riveste di luce agli occhi di chi ormai si sa partecipe del mistero pasquale.
Quando, in Quaresima, ci incamminiamo verso la Pasqua, una luce può già brillare in fondo ai nostri occhi. Se la sequela ci conduce ad assumere la croce (cf. Mc 8,34), una luce illumina il senso ulteriore delle fatiche di quel cammino e delle pene di quella passione, in cui perdendoci ci salviamo (cf. Mc 8,35).
È la luce rifulsa sul Tabor, l’alto monte della Trasfigurazione. Gesù ha appena superato l’inciampo, la tentazione di un messianismo mondano, non secondo Dio (cf. Mc 8,33). E Dio, quasi rispondendogli, mostra una luce al di là della tentazione: il Padre fa intravedere la gloria paradossale di un Messia che va a Gerusalemme non per essere incoronato dalle folle ma per morire e dare la vita (cf. Gv 12,21-28). Gloria della croce? Luce nelle tenebre, tale per alcuni. Commenta Origene:
Ascolta queste parole in modo spirituale: non si dice semplicemente “fu trasfigurato”; Matteo e Marco aggiungono “fu trasfigurato davanti a loro”. Da questo puoi dedurre che è possibile che il Cristo sia trasfigurato davanti a qualcuno e allo stesso tempo non lo sia per qualcun altro.
Anche per noi appaiono Elia e Mosè. Si narra che il profeta Elia sia stato rapito in cielo, in Dio (cf. 2Re 2,1-17), e una tradizione rabbinica ci dice che il grande Mosè avrebbe subito la stessa sorte. Al di là della morte, in questa comunione già effettiva in Dio è possibile un dialogo: “Conversavano con Gesù” (v. 4). E questo permette a Gesù di risplendere in tutta la sua gloria messianica.
Tra Elia e Mosè, la vicenda di Gesù, simbolicamente ricollocata al cuore Scritture e dunque in relazione con la fedeltà del Dio dell’alleanza mai revocata, è finalmente accolta come luce sul compimento della volontà divina per il Messia. Compimento da lui attuato in modo inatteso, non senza “soffrire molto ed essere disprezzato” (v. 12). Ma è proprio a partire da lì che la gloria del Signore rifulge su tutta la terra: dalla croce come dal Tabor, stendendosi come una “nube” che avvolge e trasfigura (cf. v. 7 e 2Cor 3,18).
fratel Fabio