Questa la mia via

Davide Balliano, UNTITLED_0131_6048_2019
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24 marzo 2025

Dal Vangelo secondo Marco Mc 8,27-33 - (Lezionario di Bose)

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. 31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».


“Dio si è fatto uomo. Cristo si veste di umanità e appare come uomo qualunque … E non gli bastò farsi simile agli uomini, bensì umiliò sé stesso fino alla condizione di uno schiavo per morire come gli schiavi, inchiodato alla croce … Questo è il Cristo. Questa è la nostra gloria: portare nel nostro grembo tutto l’abbassamento di Cristo povero e schiavo … Ma beati i poveri, quelli che piangono, beati quelli che portano una croce, che hanno fame e sete di giustizia, e beati quando comprendiamo che è arrivata la redenzione e la redenzione solo giungerà per questi cammini che gli uomini non vogliono percorrere” (Óscar A. Romero, Omelia, ottobre 1978).

Basterebbero queste parole di un uomo, di cui oggi ricorre la memoria, che ha percorso quei cammini fino alla fine, fino al dono estremo della vita. Basterebbero per meditare quella scandalosa parola di fronte alla quale ci pone ogni pagina del vangelo, e che oggi Gesù esplicita in modo chiaro, ma che sempre noi fatichiamo ad accogliere e comprendere: la croce, il Messia sulla croce.

Questo il lievito del vangelo di Gesù: l’abbassamento, l’umiltà, il nascondimento, il disarmo assoluto di fronte alla violenza, alla forza, il silenzio fino al dono gratuito, fino al dono di ciò che vi è di più prezioso. Questo è il Messia Gesù, l’Unto inviato per la nostra salvezza che oggi desidera farsi conoscere nella sua identità di Figlio dell’uomo. Identità che anche per Gesù è plasmata dalla relazione: è con i discepoli che, per la prima volta, si sente di poter condividere “apertamente” (con parresia, v. 32), con parole forti, il senso, la direzione della sua esistenza. E nel farlo, proprio perché siamo generati dalla relazione, egli precisa, con la stessa chiarezza, quale è l’identità del discepolo (nei versetti che seguono il nostro brano di oggi, cf. Mc 8, 34-38).

Chi è Gesù? Anzi, meglio, “tu che ti ritieni mio discepolo, cosa dici di me?”. Gesù è altro, e oltre. Gesù non è risposta alle attese ma sconvolgimento delle domande. Essere suoi discepoli non significa interrogare ma essere interrogati: “Per la strada interrogava i suoi discepoli” (v. 27). Gesù sa che i suoi insegnamenti, le sue parole, i suoi gesti non sono ancora stati compresi, i suoi discepoli, e noi con loro, “non comprendono ancora?” (cf. Mc 8,21). Per questo invece di risposte pone una domanda, apre lo spazio all’esperienza relazionale in cui possiamo anche noi trovare la nostra personale risposta di senso.

Dobbiamo essere sinceri: è una domanda che crea disagio, che mette in difficoltà, ma anche domanda coinvolgente, che fa vibrare il cuore nella ricerca della risposta. E forse, anche noi viviamo momenti di profonda relazione con il Signore in cui possiamo proclamare la nostra professione di fede: “Tu sei il Cristo” (v. 29), “Tu sei il mio tutto, tu sei l’unica via di libertà”. E Gesù prontamente: “Questa è la mia via di libertà: soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso e, dopo tre giorni risorgere” (cf. v. 31). Non una via di successo, non la via di un salvatore potente ma la via del “servo sofferente” (cf. Is 53,5-12). Come non essere scandalizzati, sopraffatti da una tale affermazione? La parola di Dio, in Gesù, la Parola fatta carne umana ‒ cioè proprio la nostra ‒, questa parola contraddice, abbatte ogni nostra logica, ogni nostra convinzione, ogni possibile ricerca di sensatezza. Questa è la sua via, per il quale anche noi vorremmo “rimproverarlo” (cf. v. 32).

In questo tempo di quaresima, tempo in cui tentiamo di rendere vera la nostra fede, siamo invitati a tornare a metterci dietro (cf. v. 33), posti ancora una volta di fronte alla follia (ed è così, la croce è follia: cf. 1Cor 1,18) di croce-resurrezione come meta del nostro cammino. Cammino che è fonte di beatitudine se scegliamo di non pensare più “secondo gli uomini ma secondo Dio” (cf. v. 33). Il “Gesù Cristo” non ha una proposta alternativa, questa è la via di vita, che è lui e che lui per primo ha percorso, ogni altra via è “Satana” (v. 33), è via di divisione, di odio, di morte, nostra e dei fratelli e delle sorelle che ci sono accanto.

sorella Elisa