Misericordia, discernimento e soprattuto fiducia
20 marzo 2025
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7,1-11 - (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse:" 1 Non giudicate, per non essere giudicati; 2perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 3Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 4O come dirai al tuo fratello: «Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio», mentre nel tuo occhio c'è la trave? 5Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. 7Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 8Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 9Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? 10E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? 11Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Un avvertimento contro il giudizio avventato nelle relazioni con gli altri che, nella logica della reciprocità, regola elementare dei rapporti umani, rischia di rovesciarmisi contro.
L’invito è a guardare a me stesso prima di ogni considerazione sulla vita degli altri, ad intraprendere così la via dell'onestà e della misericordia, rischiarata proprio dal lavorare su di sé.
Allora non fermarsi a introspezioni di miglioramento, o di conoscenza del proprio negativo, ma far crescere un cuore “morbido”, prodotto dal vivere direttamente la fatica del riconoscere le occlusioni personali, la delicatezza e la pazienza necessarie per intervenire su di esse, il bisogno di essere accolto nelle mie oscurità.
Senza questo lavoro su di sé, previo a qualsiasi intervento sulla vita degli altri, si rischia di non avere gli strumenti adeguati ad una relazione rispettosa e costruttiva e si corre il rischio di essere solo degli ipocriti gentili, che chiedono sì il permesso di intervenire, ma lo fanno alla cieca, in realtà senza troppo curarsi di ciò che avverrà nell’altro.
Mantenendosi in questa prospettiva, il testo continua dunque con il mettere in guardia da un attivismo scriteriato: non il fare a tutti i costi, ma discernere la situazione dell’altro e tenerne conto nel proprio agire.
Sapere a chi e cosa proporre, non basta che si tratti di cose buone e non basta donarle. Anche qui il rischio è di rovesciare l’intervento contro sé stessi, stimolando, senza volerlo e senza pensarlo, l’aggressività di chi non trova alcun alimento in ciò che viene offerto e si sente solo preso in giro.
Discernimento necessario anche nelle relazioni con Dio arrivando alla consapevolezza, non angosciosa ma pacificante, della radicale differenza tra la realtà di Dio e la mia. Le parole di Gesù attestano proprio questo, collocandolo nella prospettiva della salvezza che Dio realizza. Non ricercare dunque in sé stessi quello che non ci abita, lasciar cadere le illusioni di essere buoni, sentirsi finalmente liberati dalla corsa alla bontà per essere salvati ed accolti: “Uno solo è il Buono” (cf. Mt 19,17; Mc 10,18)!
D’altra parte riconoscere la parola che Gesù dice quasi con leggerezza: cattivi, ma capaci di riconoscere la bontà, di praticarla in situazioni che ci coinvolgono in modo particolare, di desiderarla per noi stessi e per gli altri.
In questa accoglienza rasserenante di noi stessi e del Signore che ci ama così come siamo e che sempre ci previene in forza del legame paterno che ha con noi, si possono collocare le indicazioni proposte da Gesù per vivere le relazioni con Dio (e, di conseguenza, con gli uomini): la sapienza del mendicante; la sicurezza del figlio; la conoscenza della bontà del Padre .
Fidarsi del proprio mendicare, di ciò che siamo in grado di fare, che è a nostra portata: chiedere, cercare, bussare e non dubitare di quanto chiediamo nella preghiera.
Continuare a credere che il legame che il Padre nostro ha con noi è più stretto e più forte di ogni nostro allontanamento, di ogni tradimento. Sforzarci di non dubitare che Dio è il Buono e non smettere di chiedergli le cose buone di cui abbiamo bisogno. Una relazione vissuta così supera ogni rischio.
fratel Daniele