L’incontro è rivelazione

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

31 maggio 2024
Lc 1,39-45 (Lezionario di Bose)

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».


In questa pagina evangelica di Luca abbiamo di fronte la figura di due donne – Maria ed Elisabetta – che ci mostrano cosa significhi concretamente vivere l’accoglienza reciproca desiderando l’incontro, ci mostrano l’incarnazione del desiderio di Dio nell’incontro umano. Si incontrano due donne che manifestano nei loro corpi gravidi il desiderio che le abita, e che facendo incontrare i loro corpi permettono al desiderio che abita ciascuna di loro di diventare carne, di divenire storia. Il compimento del desiderio di amore di Dio per l’umanità diviene carne, storia nell’incontro umano di due corpi trasformati dalla loro docilità al Signore, due corpi che permettono al desiderio del Signore di divenire il loro desiderio

Ascoltando la pagina della “visitazione” siamo oggi in contemplazione non di una visita di cortesia, non di un semplice scambio di premure tra due donne rese dalla gravidanza più fragili e dunque bisognose di aiuto e sostegno. Siamo bensì di fronte al prodigio che avviene quando si incontrano due corpi che si lasciano abitare dal desiderio di Dio e divengono corpo, carne, storia di quel desiderio.

E anche l’incontro tra queste due donne è, come ogni vero incontro, rivelazione: è evento di rivelazione. Una rivelazione che, anch’essa, prende un corpo: il corpo di un movimento fisico, il sussulto – “il bambino sussultò nel grembo di Elisabetta” (v. 41) –, e poi anche il corpo di un movimento emotivo, il corpo apparentemente effimero ma concretissimo di un sentimento, la gioia – “il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (v. 44) –. L’incontro di Maria e di Elisabetta è segnato dalla gioia e da un canto di giubilo: “La mia vita canta la grandezza di Dio, e il mio intimo esulta in lui” (cf. Lc 1,46), canterà Maria riempita di gioia dall’incontro con Elisabetta.

Chissà se Maria avrebbe mai cantato la sua esultanza nel Magnificat senza quella preliminare esperienza di incontro con Elisabetta, che le permise di sperimentare, di sentire concretamente, nel suo corpo, che tutta la storia di salvezza di Dio sussultava nel corpo della parente gravida? E chissà come Maria avrebbe potuto rileggere ciò che stava avvenendo in lei e il suo significato per tutta la storia se non avesse creduto anche a quell’incontro con Elisabetta? Sì, perché Maria dovette credere non solo all’annuncio dell’angelo, una creatura del cielo, ma dovette credere anche a quest’incontro umanissimo con un’altra donna, una creatura della terra, e con la sua storia, altrettanto “incredibile” quanto la propria. 

Da qui noi impariamo e crediamo che ogni volta che due corpi abitati dal soffio di Dio, dalla presenza del Signore, si incontrano nello stile del servizio reciproco, vero volto dell’amore, in questo incontro si compie un frammento della rivelazione del Cristo, si realizza un evento di salvezza

Scriveva frère Christian de Chergé, priore di Tibhirine: come “Maria, votata a portare Cristo in sé, fuori da casa sua”, anche “ciascuno di noi … [è chiamato] a servire umilmente affinché lo Spirito faccia trasalire il Figlio di Dio ancora in gestazione nell’‘altro’”.

fratel Matteo


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