“Io sono la via, la verità e la vita”
17 maggio 2023
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,1-11 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse:" 1 Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».
5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
Il brano odierno, parte dei più ampi “discorsi di addio” di Gesù ai suoi discepoli, inizia e si chiude sull’invito a credere rivolto ai discepoli, aperto da una rassicurazione a non lasciarsi turbare dalla passione e morte del Signore che stanno per sopraggiungere: “Non sia turbato il vostro cuore, credete in Dio e credete anche in me … Credetemi, io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, per le opere stesse credete!”. Sappiamo che questi discorsi, letterariamente collocati alla vigilia della morte e resurrezione di Gesù, sono stati scritti da e per una comunità post-pasquale, ma questo non fa che rafforzare il messaggio in essi contenuto: di fronte a qualunque evento umanamente sconvolgente, il cuore del discepolo, radicato nella fede, non deve turbarsi. E questa imperturbabilità del cuore è legata alle parole e alle opere di Gesù stesso, il che ci rimanda, in un movimento circolare al credere in Gesù, l’inviato del Padre, come ricorda lo stesso evangelista Giovanni: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Ecco l’opus Dei per eccellenza: il luogo in cui l’opera di Dio diventa opera resa dall’uomo a Dio, rendimento di grazie nell’adesione di fede all’incarnazione del Figlio.
Tra questi due appelli al credere vi è tutta la dinamica del camminare e del dimorare, dall’andare verso il Signore che ci viene incontro, dalla consapevolezza dell’esistenza di più “dimore” – cioè luoghi dove sostare anche provvisoriamente nel cammino – e di un unico “posto”, il Regno nella comunione trinitaria. Quasi a significare che ciascuno e ciascuna di noi troverà uno spazio per la propria identità personale proprio al cuore dell’unico luogo che non avrà mai fine, l’amore di Dio.
In questa attesa, Gesù si rivela: “Io sono, la via e la verità e la vita”. “Io sono” tutte e tre le cose insieme. Come possiamo allora concepire la verità come una realtà statica, fissata in parametri e linguaggi umani se essa è una cosa sola, una persona sola con Colui che è la via e la vita? La verità allora è la via indicata dal Figlio per tornare al Padre, e la vita discende dal Padre e al Padre riconduce. Camminando alla sequela di Gesù si apre allora un cammino di verità e di vita, così come la vera vita è quella che sperimentiamo in questa via di sequela. Ecco la verità dinamica che rende vera, autentica la vita di ogni discepolo.
E che questa verità non sia imprigionata in una gnosi o in una gabbia di dogmi, ma sia soffio di vita è ribadito dalla convergenza che il linguaggio biblico usa tra il verbo “conoscere” e il verbo “amare”, una conoscenza amorosa che investe tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze. Proviamo allora a rileggere alcuni versetti del nostro brano forzando questa equivalenza: “’Del luogo dove io vado, voi amate la via’. Gli disse Tommaso: ‘Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo amare la via?’. Gli disse Gesù: ‘Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete amato me, amerete anche il Padre mio: fin da ora lo amate e lo avete veduto’. Gli disse Filippo: ‘Signore, mostraci il Padre e ci basta’. Gli rispose Gesù: ‘Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai amato, Filippo?’”.
Sì, da tanto tempo Gesù è con noi ogni giorno e se non lo abbiamo conosciuto è perché non lo abbiamo visto, ri-conosciuto e amato abbastanza nell’affamato, nell’assetato, nello straniero, nel nudo, nel malato, nel carcerato (cf. Mt 25,44).
fratel Guido