Pastore e porta

Foto di Dave Mock su Unsplash
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13 maggio 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 10,1-21 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù disse:  1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. 20Molti di loro dicevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?». 21Altri dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?».


Siamo stanchi di essere vagabondi senza una meta, senza una guida, senza un orientamento, siamo stanchi di una vita incattivita e triste perché priva di ragioni che la motivino, siamo stanchi di surrogati e al contempo siamo nostalgia di senso, mendicanti di una vita vera. Affaticati e oppressi a cui oggi viene incontro una pagina da cui si affaccia l’ “Io sono il buon pastore-agnello che vi guida alle fonti della vita” (Gv 10,14; Ap 7,17), l’ “Io sono la porta” (Gv 10,7) che vi introduce in pascoli di vita. Per questo è venuto: “Perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10), egli la via a una vita vera (cf. Gv 14,6), piena e liberante: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). 

L’uomo è posto a un bivio: “Hai davanti a te la vita e la morte: scegli” (Dt 30,15), raccogli tutte le tue energie per dire sì alla vita, quella che Gesù ti offre, la sua. Una vita filiale in rapporto a Dio: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3). Conoscere Dio il Padre di Gesù e conoscerci figli amati da lui in Gesù apre la vita al canto. Questa sì che è vita. Una vita fraterna in rapporto all’altro: “Siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte” (1Gv 3,14). Gioiosa è una vita aperta al dono di sé all’altro liberata dalla preoccupazione di sé, il modo di essere di Gesù: “Io do la mia vita” (Gv 10,17). Una vita infine aperta al futuro: “In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno” (Gv 8,51). Non resta che il silenzio nell’incanto. 

Gesù viene incontro ai disamorati della vita per introdurli in un orizzonte di vita a cui vale la pena arrendersi: vivi da amato dal cielo, vivi spargendo lacrime di amore sull’umano e sul creato, vivi da amato per sempre. Una vita vera, bella, buona. Lasciati alle spalle sfiducia, disperazione e disamore, la non vita, il regno della morte. E ciascuno che legge è un chiamato per nome ad ascoltare la voce di Gesù, a seguirlo come le pecore il pastore, ad entrare per la porta che lui apre nei pascoli della vita condotti fuori dai recinti dell’odio che genera amarezza e divisione violenta. E nasce la compagnia degli amici del pastore e della porta, i conosciuti da lui che conoscono lui e camminano dietro a lui ascoltando la sua voce (cf. Gv 10, 3-4.14), voce di un pastore amico (cf. Gv 15,15) che ama i suoi fino al dono della propria vita (cf. Gv 10,15). Quelli del presente e quelli che si aggiungeranno (cf. Gv 10,16). Un pastore il cui modo di esserci diventa smascheramento dei cattivi maestri e ladri di vite altrui in nome del proprio interesse, lo stile di Gesù diventa per i discepoli di Gesù discernimento dei lupi travestiti da agnelli. Il fiuto evangelico dei semplici.

fratel Giancarlo


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