La chiamata alla sequela

Soffermiamoci un attimo sul verbo “seguire”. Il termine sequela, fin dall’inizio, aveva un significato assolutamente preciso, anzi materiale: era un camminare dietro a Gesù, che era sempre in movimento, non aveva una sede e svolgeva un ministero itinerante. Chi voleva stare con lui doveva camminare, mettersi in moto. Dunque il seguire è un fatto concreto e materiale oltre che fisico. Gesù non dice: “Venite a stare con me in quel posto”, ma dice: “Seguitemi!”. L’unico riferimento certo è che Gesù è in movimento, quindi chi lo segue deve essere anch’esso in movimento. È interessante fare il confronto con il discepolato rabbinico. Nel popolo ebraico il discepolo poteva scegliersi il proprio maestro tra tanti, poi veniva il giorno in cui, avendo appreso tutto, diventava egli stesso un rabbino. Con Gesù tutto è diverso. Egli è il maestro che sceglie i suoi discepoli e questi sono vincolati alla sua persona. quindi il “seguire” Gesù è qualcosa di sconvolgente rispetto alla cultura ebraica.

Nell’esperienza dei discepoli, il “seguire” Gesù assume delle connotazioni profonde perché il cammino non è lineare. All’inizio è di villaggio in villaggio, poi, ad un certo momento, si punta dritto verso Gerusalemme, cioè verso la passione. Quindi il “seguire” significa seguire Gesù sulla via della croce: “Se uno mi vuol seguire rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Marco 8,34). Il seguire Gesù è un fatto storico e reale, che si carica di una profondità di senso. È condividere la sua stessa sorte, lo stesso suo destino. Dopo la pasqua il termine seguire sembra perdere il suo valore originario. C’erano alcuni discepoli che vivevano come missionari itineranti, come Paolo, ma la maggior parte erano residenziali ... Ma anche colui che rimane per tutta la vita nel suo paese; segue Gesù, ripercorrendo il suo stesso itinerario.
La metafora del cammino è fondamentale nella vita umana, che è il percorso cronologico dalla nascita alla morte. Il cammino cristiano ha senso solo con riferimento a Gesù e al suo cammino storico ... In questa luce l’esperienza dei discepoli, senza perdere quel riferimento storico ai primi testimoni Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, diventa il prototipo della chiamata che il signore rivolger a ognuno di noi e della risposta che il signore da ognuno di noi attende (Vittorio Fusco, “Il regno e la sequela di Gesù”, in AA. VV., Alla sequela di Gesù, Luce e vita, Molfetta 1998, pp. 22-24).