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Una lotta per la vita

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Michelangelo, Atlante, marmo, 277 cm altezza, 1530-34.
Michelangelo, Atlante, marmo, 277 cm altezza, 1530-34.

Caro amico, cara amica,

siamo da poco entrati nel tempo liturgico della Quaresima, i quaranta giorni che ci conducono a Pasqua.

Nella grande tradizione cristiana questo tempo è sempre stato vissuto come occasione di ascesi, cioè di esercizio, di lotta spirituale: sì, perché l’essere e il vivere da cristiani (e da esseri umani) è un esercizio perseverante, un’arte da affinare ogni giorno. Purtroppo l’idea che oggi si ha dei cristiani è quella di persone con una generica attitudine alla bontà, oppure obbedienti a un codice morale. In realtà, essere cristiani è acquisire a poco a poco i contorni del discepolo, della discepola, predisponendo tutto per accogliere e fare nostra la concreta vita umana vissuta da Gesù di Nazaret.

Per questo occorre una lotta, cioè, innanzitutto, un discernimento e un conseguente impegno per imparare a dire con risolutezza dei “sì” e dei “no”. Dire “sì” a quello che possiamo essere e fare in conformità a Cristo; dire “no” alle pulsioni egocentriche che ci alienano e contraddicono i nostri rapporti con Dio, con gli altri, con le cose, con noi stessi. Questa disciplina è faticosa, ma è ciò che permette alla fatica di farsi bellezza, qualità della vita autentica e della convivenza, nella libertà e per amore. Necessaria è dunque la resistenza, la lotta spirituale nei confronti delle suggestioni che sonnecchiano nel profondo del nostro cuore, ma che spesso si destano ed emergono con una prepotenza aggressiva, che le rende per noi tentazioni seducenti. Ricordalo: questa lotta ha come teatro il tuo cuore, il centro della vita psicologica e spirituale, il luogo dell’intelligenza e della memoria, della volontà, del desiderio e di tutti gli altri sentimenti, lo spazio dell’incontro tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e il suo simile. Ma il cuore è anche esposto alla malattia della sclerocardia (“durezza di cuore”; papa Francesco ama chiamarla “cardiosclerosi”), se è reso incallito dal nostro acconsentire a ciò che contraddice la vita e la gioia condivisa.

Chiediamocelo una buona volta: com’è possibile l’edificazione di una personalità umana e spirituale matura senza la lotta interiore, senza questo impegno a dire dei “no” efficaci e dei “sì” convinti? Dimentichiamo forse che Gesù stesso non ha potuto né voluto sottrarsi a questa lotta con il tentatore? Ce lo testimonia il brano evangelico proposto dalla chiesa per la prima domenica di Quaresima: la lotta contro Satana vissuta da Gesù nel deserto, proposta quest’anno nella versione di Matteo. Cerca una Bibbia e vai a leggere Matteo 4,1-11. Troverai la descrizione di tre tentazioni. Se le hai lette con calma, concorderai che si tratta di tre “prove” esemplari, che contengono tutte le altre che la vita ci fa sperimentare. Tutti, nessuno escluso, siamo infatti tentati di avere (la fame, le pietre trasformate in pane); di essere riconosciuti (il miracolo del gettarsi dall’alto senza farsi nulla) e di potere (tutti i regni del mondo, tutto e subito). Le forme in cui tali pulsioni si manifestano sono diverse per ciascuno di noi, anche nelle varie età della vita, ma sempre sta di fronte a noi, come lo è stata di fronte a Gesù, la responsabilità di una scelta: l’egolatria satanica, oppure la vita secondo il vangelo, cioè la vittoria di chi sa che c’è più gioia nel rinunciare a questi idoli, per vivere insieme agli altri (ai primi altri che si hanno concretamente accanto!) un’esistenza degna di questo nome, che trovi ragioni e senso su questa terra.

Se vogliamo essere all’altezza della nostra umanità, ci è dunque chiesto di prepararci nella vigilanza a quella lotta che il grande poeta Rimbaud definiva “più dura della guerra che si fanno gli uomini”; di riconoscere il sopraggiungere della pulsione, di giudicarne la qualità buona o cattiva e, se cattiva, di resisterle. Tutto ciò nella convinzione che il Signore Gesù lotta per noi e in noi. Capiamo allora perché Agostino di Ippona poteva scrivere: “In Cristo fosti tu a essere tentato, in lui tu riporti la vittoria”.

Lo scopo della lotta spirituale è giungere ad avere un cuore unificato, sensibile e capace di discernimento, un cuore che custodisce e genera pensieri d’amore. E tutto ciò per vivere in modo più bello e pieno, mai senza gli altri. Che arte appassionante!