Messaggio di Claudio Gugerotti, Nunzio apostolico a Kiev

XXVI Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
DISCERNIMENTO E VITA CRISTIANA
Monastero di Bose, 5-8 settembre 2018
in collaborazione con le Chiese ortodosse

Messaggio di Claudio Gugerotti, Nunzio apostolico a Kiev

gugerotti

Carissimo Fratel Enzo,

Ringrazio di cuore per la lettera d' invito a partecipare al Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritual ita Ortodossa che si aprirà domani a Bose suI tema: "Discernimento e vita cristiana".

Ancora una volta il mio lavoro non mi consente di lasciare l'Ucraina, ma

non voglio far mancare anzitutto la testimonianza della mia stima ed amicizia e

l'apprezzamento per una iniziativa che e ormai attesa come appuntamento

immancabile nel dialogo ecumenico.

Mi pare che sia proprio la mancanza di discernimento una delle ragioni più gravi della drammatica situazione in cui versa il mondo contemporaneo. È come se l'istintualità fosse divenuta la base delle nostre scelte a tutti i livelli. Ci scontriamo per non confrontarci e non ci confrontiamo perché non abbiamo sistemi di valutazione in base ai quali articolare un giudizio, o accogliere il giudizio altrui. Si rischia persino di perdere il senso di un tale operare. La visceralità sconvolge la nostra vita politica e sociale e non risparmia affatto quella ecclesiale.

Come abitare I' "accademia" del conoscere e del conoscersi se la voce che ci porta ad agire e quella del sangue e della carne e talvolta addirittura la sete del sangue e della carne altrui? Il discernimento, cioè la separazione, positiva o negativa, può avvenire se esiste un criterio di scelta, qualora se ne accetti la possibilità teorica.

L'istintualità come massima scelta possibile per l'individuo (visto che le società in tal modo diventano solo dei conglomerati) e un riferimento che nega alIa base il discernimento. Ed e cosi che, proprio quando ci eravamo illusi di aver portato la scienza ai suoi massimi storici (non esiste ovviamente scienza senza discernimento), ci troviamo a manovrarla senza saperne, e spesso senza chiedercene, il fine. Giudicare come applicazione di un metodo critico e diventato un lusso superfluo. Giudicare invece come rigetto, come allontanamento forzato, ci diventa invece uso consueto. Ma esso è il presupposto dell' arbitrio perfino nel punire il delitto, perché non ammette la discutibilità della valutazione, la correzione del reo e neppure la semplice accoglienza del diverso, cosi che il discernimento e degenerato nel suo fratello peggiore che è la discriminazione (non a caso hanno la stessa radice). In questo modo scegliere non significa ere are il presupposto per un'integrazione, ma esaltare ad oltranza l'intollerabilità di quanto ci e sgradito (non di quanto contrasta il nostro senso del buono, del vero e del giusto). La discriminazione, che rifiuta il discernimento, è divenuta il lasciapassare per la violenza in qualsiasi ambito.

Rispetto alIa legge della clava, sembra cambiato solo lo strumento, oggi molto più raffinato, che sappiamo brandire.

La riscoperta del discernimento degli spiriti nello Spirito Santo resta la nostra tavola di salvezza, ma ha bisogno di una lunga e articolata ermeneutica per motivare persino la ragione per ricorrervi e l'utilità che ne deriva al vivere sociale, all' agire morale ed alla sublimità estetica (che mira all' eccelso e non si accontenta del "discreto", altro decadimento linguistico del discernimento, passato dal "distinto" al "mediocre").

Mi piacerebbe tanto ragionarne con voi e far tesoro dei suggerimenti, cioè del discernimento, di cui sarete protagonisti. Lo faccio col desiderio (che ha una sua forza, se talvolta battezza anche in mancanza del relativo rito liturgico).

Invoco su di voi e sui vostri lavori loSpirito che illumina, distingue e sostiene nello sforzo della coerenza. Sono certo che ci direte buone ragioni per comprendere quanto discernere sia indispensabile all' essere persone umane, scacciando i demoni molesti una volta individuati, e quanto ciò possa essere non solo gradevole, ma condizione per articolare una teleologia dell'agire che ci riscatti dal palpito belluino come timone del vivere, del progettare e del morire.

Con tanta fraterna cordialità.

+Claudio Gugerotti