Messaggio di Theodoros II, Patriarca di Alessandria

XXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
MARTIRIO E COMUNIONE
Monastero di Bose, 7-10 settembre 2016
in collaborazione con le Chiese ortodosse

Theodoros II, Papa di Alessandria e di tutta l’Africa

Rivolgere il saluto a voi organizzatori e partecipanti dell’annuale Convegno internazionale e inter-cristiano convocato a Bose è sempre stato per me una fonte di grande gioia spirituale, specialmente quest’anno che siete chiamati a riflettere e a discutere sul tema Martirio e comunione. Affrontare questo tema ai nostri giorni, quando confessare la nostra fede e identità cristiana è di nuovo diventato, nella storia del corpo ecclesiale, non più soltanto una confessione di coscienza (martyria), ma anche una confessione di sangue (martyrio), è di vitale importanza, così da fortificare i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo, che, attraverso il martirio, rivivono gli antichi tempi cristiani della persecuzione.

Due pietre miliari hanno sempre definito la storia del corpo ecclesiale: la Pentecoste, il giorno in cui la nostra Chiesa è stata fondata, e il Regno di Dio, la destinazione ultima della nostra Chiesa. Cristo, in quanto “nuova umanità” (Ef 2,15) e “ultimo Adamo” (1Cor 15,45) è venuto sulla terra “operando il bene e guarendo” (At 10,38) e ha spianato la strada per coloro che sono “custoditi dalla potenza di Dio fino alla venuta della salvezza” (1Pt 1,5).

A partire dal giorno di Pentecoste – quando la Chiesa è stata formata ed ha cominciato a esistere nella storia – essa, nel suo perpetuo presente, ha stabilito la libertà e l’amore come i due poli principali della vita cristiana, entro cui tutti i popoli, come persone, sono inclusi e, attraverso i popoli, anche tutte le culture. La Chiesa unisce distinguendo e distingue unendo. La Chiesa armonizza la ricchezza di ogni nazione e razza con la fede nella Pentecoste e nel Regno dei cieli, in modo che “possiamo vivere una nuova vita” (Rm 6,4).

I confessori e i martiri della fede costituiscono gli indicatori di questa nuova vita. I confessori e i martiri della fede, nel corso dei secoli, rivelano le nuove caratteristiche della natura umana, una volta che sia entrata in comunione con Dio. I confessori e i martiri della fede superano le passioni umane, rinunciano ai propri diritti umani, amano i propri nemici e, con la grazia di Dio, sono disposti a sopportare il martirio e a sacrificare la propria stessa vita, diventando così luce e gloria per l’intero mondo.

I confessori e i martiri della fede non sono mai mancati dalla vita della nostra Chiesa. Ma ci sono periodi della storia della Chiesa in cui sono apparsi numerosi confessori e martiri della fede in grado di dare forza ai credenti in tempi di avversità. Ci sono periodi in cui i confessori e i martiri della fede sono diventati il sale della pietà e la speranza della pienezza della Chiesa.

Tale fu il periodo oscuro del comunismo durante il quale milioni di cristiani sono stati oggetto di disprezzo, di oppressione, di persecuzione e perfino di martirio per la loro fede, per mano degli atei. Il comunismo fece di tutto per cancellare dalla faccia della terra la fede e la Chiesa ortodossa. La Chiesa fu dichiarata nemica e il clero era considerato politicamente sospetto.

Le tombe dei santi furono profanate e le loro sante icone furono ostentatamente bruciate nelle piazze delle città nel deliberato tentativo di provocare i sentimenti religiosi del popolo. I tesori della Chiesa furono sequestrati, le chiese distrutte, gli affreschi coperti con la calce, i monasteri chiusi e tutte le scuole ecclesiastiche abolite.

Questo oscuro piano aveva il seguente scopo: fare in modo che il nome di Dio venisse dimenticato. Alla fine però il piano fallì. Un’enorme percentuale di cristiani credeva ancora in Dio e non aveva paura di confessarlo. Ciò nonostante le persecuzioni continuarono senza pietà. Quale fu il risultato di tutta questa persecuzione implacabile? Esso fu completamente diverso da quello che i persecutori si attendevano. L’idolo comunista crollò come un castello di carte, lasciando soltanto rovine, ceneri, innumerevoli vittime e un terribile ricordo di disumanità.

Al contrario i fedeli, nonostante le implacabili persecuzioni subite, riuscirono a non soccombere all’oppressione e mostrarono una rara grandezza d’animo. La fede ortodossa non è venuta meno. Lavata nel sangue dei nuovi martiri, l’ortodossia continua a fiorire.

Perché sto rievocando per voi il caso del comunismo? Perché è vitale non dimenticare che la sopravvivenza della Chiesa è un miracolo costante; un miracolo basato sulla perseveranza dei confessori e dei martiri della fede, sulla loro resistenza spirituale, sulla testimonianza da loro resa alla fede ortodossa, e sulla loro abnegazione. E se il comunismo è stato l’avversario spietato del cristianesimo durante il XX secolo, un’altra forma di totalitarismo, ossia la disumana ideologia jihaidista, sta tentando, alle soglie del XXI secolo, di annientare la fede cristiana.

Tuttavia la Chiesa non solo non scomparirà ma, con l’aiuto di Dio, continuerà il suo cammino verso la destinazione finale: il Regno di Dio. Come è stato affermato infatti da Ippolito di Roma, “la Chiesa è come una nave spinta in acque profonde, ma mai distrutta; poiché ha con sé l’abile Pilota, Cristo” (Su Cristo e l’Anticristo 59).

Con questi pensieri, vorrei congratularmi di tutto cuore con Sua Reverenza p. Enzo Bianchi, e con i suoi collaboratori, per il loro lavoro stimolante. Inoltre desidero che tutti i partecipanti a questo convegno si uniscano alla nostra preghiera per la salvezza di tutti i cristiani perseguitati per la loro fede, in Medio Oriente, in Africa e in tutto il mondo.

Fervente intercessore presso il Dio Onnipotente.

+ Theodoros II di Alessandria e di tutta l’Africa