Messaggio finale indirizzato alle chiese

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UNA NUBE DI TESTIMONI
Messaggio indirizzato alle chiese da un simposio presso il Monastero di Bose

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1. Introduzione

1.1 Noi, cristiani appartenenti a diverse chiese e provenienti da differenti paesi, ci siamo riuniti presso il Monastero di Bose (Italia) dal 29 ottobre al 2 novembre 2008 – nei giorni in cui la comunità celebrava la festa di Ognissanti – per riflettere sul tema: “Una nube di testimoni: opportunità per una commemorazione ecumenica”. Questa iniziativa, promossa congiuntamente dal Monastero di Bose e dalla commissione “Fede e costituzione” del Consiglio ecumenico delle chiese, è stata la continuazione di un processo iniziato con una riunione dei rappresentanti di sei diverse confessioni cristiane tenuta a Bose nel marzo del 2004.

1.2 Gli scopi di questo progetto erano: riconoscere i testimoni della fede gli uni degli altri, quando ciò non è reciprocamente esclusivo; trovare i modi per commemorare i testimoni delle diverse tradizioni in occasione di incontri ecumenici; sviluppare o riscoprire la commemorazione dei testimoni in quelle chiese che non hanno questa prassi; lavorare nella direzione dell’elaborazione di un martirologio ecumenico comune.

2. Chi sono i testimoni?

2.1 Ancora una volta abbiamo iniziato la nostra conversazione con l’immagine biblica da noi scelta della grande nube di testimoni (cf. Ebrei 12,2), andando più in profondità nella comprensione del significato di “testimone” (martys) e della composizione di tale nube. Lungo i secoli la parola “martire” è stata compresa in modi differenti: il significato più comune di questo termine giunse a essere quello secondo cui il martire è una persona che ha subìto una morte violenta a motivo della propria fede, una morte liberamente accettata a causa di Cristo ma non ricercata come fine in se stesso; nel corso del XX secolo il termine giunse a includere anche coloro che morirono affrontando l’ingiustizia a causa del vangelo. Noi abbiamo riaffermato che il significato originario e più ampio del termine “martire” è semplicemente colui che, come Cristo, testimonia la verità del vangelo fino alla fine. Coloro che possono essere definiti “eroi della fede”, coloro che hanno testimoniato Cristo con la loro vita anche senza andare incontro a una morte violenta sono anch’essi certamente inclusi nella “grande nube” – la comunione dei santi –, sia che i loro nomi siano noti o ignoti. Abbiamo tenuto conto di tutte queste definizioni nelle nostre riflessioni.

2.2 Abbiamo nuovamente ascoltato e richiamato le storie dei profeti, dei santi uomini e delle sante donne delle Scritture ebraiche, insieme ai santi e martiri del Nuovo Testamento.

2.3 Insieme abbiamo ripercorso il passato quale atto di guarigione delle memorie. Abbiamo iniziato con il considerare che gli eventi e le persone che ricordiamo possono mantenerci divisi, ma una commemorazione comune può unirci. Quest’azione di commemorazione può servire quale atto di confessione che apre davanti a noi una via per riappropriarci insieme dei testimoni del passato. Il pentimento e il perdono per le passate azioni di violenza interconfessionale possono avvenire più facilmente nel momento in cui riflettiamo insieme su coloro che, morendo, hanno perdonato i loro persecutori.

2.4 Abbiamo ascoltato le storie del XX secolo di testimoni fino alla morte. Queste includevano le vicende di coloro le cui voci furono messe a tacere dai regimi totalitari (ad esempio in Argentina, Brasile, Cile, Germania, Romania e Russia); di coloro che morirono opponendosi all’imperialismo, al colonialismo e alla discriminazione razziale (ad esempio in Corea e in Sudafrica); e la storia degli armeni, che furono vittime del genocidio all’inizio del XX secolo. Il martirio continua anche nel nostro secolo: abbiamo così ascoltato la storia dei Melanesian Brothers, la cui testimonianza di fede finì con la morte nel 2003. Queste storie locali trascendono ogni confine grazie alla verità e alla forza della loro testimonianza nella fedeltà a Cristo. Abbiamo pianto e celebrato insieme. Nel contesto di grave persecuzione, la forza della testimonianza trascende ogni divisione terrena, ricollocandoci ancora una volta all’interno della comunione dei santi.

2.5 C’è stata una crescente consapevolezza tra noi che questi testimoni della fede non appartengono soltanto a singoli gruppi confessionali bensì, come è stato nei primi secoli dell’era cristiana, possono essere la gioia e la consolazione di tutte le chiese. Similmente, alcuni significativi eroi della fede del passato non appartengono più esclusivamente al gruppo confessionale all’interno dei quali si sono formati, bensì possono essere riconosciuti come patrimonio comune della chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

3. Discernere i testimoni

3.1 Discernere insieme i testimoni comporta che:

 

3.2 Una questione difficile da discernere è come valutiamo la testimonianza di coloro che si sono sentiti costretti a partecipare ad atti di violenza nel perseguire la giustizia e la pace, e in conseguenza di ciò hanno subìto tortura e morte.

3.3 Nel discernimento dei testimoni di Cristo, noi riconosciamo che alcuni hanno sofferto senza il sostegno della loro comunità cristiana o dei loro pastori. Inoltre, ci sono coloro che hanno subìto tormento e morte per mano di altre comunità cristiane, compresa la nostra. Il nostro pellegrinaggio di fede richiede la volontà di riconoscerci allo stesso tempo persecutori e vittime, peccatori e santi uniti al Figlio di Dio. Commemorare insieme questi testimoni comporta la riconciliazione delle memorie dolorose del passato e costituisce un passo sul nostro pellegrinaggio verso l’unità visibile.

3.4 Così i testimoni ci sostengono nel nostro pellegrinaggio di fede; ci invitano a dirigerci là dov’è Cristo, nel luogo dove la violenza è sopportata e vinta; in questo modo essi ci conducono insieme più in profondità nella vita di Cristo crocifisso e risorto. Contemplando coloro le cui vite sono state dedicate alla pace noi comprendiamo meglio la nostra chiamata a essere operatori e costruttori di pace. Ogni volta che commemoriamo le vite di uomini e donne santi che hanno testimoniato la fede siamo posti di fronte ai nostri fallimenti, e quindi siamo chiamati al pentimento e a una più profonda conversione a Cristo e gli uni agli altri in Cristo.

4. Modi diversi di commemorazione

4.1 Nella comunione dei santi tutti i fedeli di ogni tempo e di tutti i luoghi sono uniti nella stessa fraternità attraverso lo Spirito. Pur riconoscendo insieme ciò, restano differenze su come esprimiamo questa realtà; differenze che includono questioni riguardanti l’intercessione dei santi, la canonizzazione, la venerazione delle sante reliquie e la pratica delle indulgenze. Nel XVI secolo sono sorte aspre dispute riguardo a tali questioni, che hanno portato all’irrigidimento delle posizioni confessionali, alla persecuzione e al martirio. Nonostante ciò, c’è oggi un crescente consenso sul fatto che deve essere posta enfasi sulla commemorazione dei testimoni quale fonte di ispirazione per tutte le comunità ecclesiali.

4.2 In secondo luogo, le chiese divergono sulle modalità di commemorazione dei grandi testimoni: molte chiese fanno ciò attraverso dei racconti, l’istruzione religiosa, le pubblicazioni e l’espressione artistica; altre commemorano i testimoni anche nella loro vita liturgica quotidiana; alcune chiese riconoscono formalmente i santi attraverso un processo di canonizzazione; alcune chiese prevedono processi formali attraverso i quali includono i testimoni del passato nei loro calendari; altre considerano i testimoni come un’eredità per costruire la vita della chiesa, ma non hanno processi formali di riconoscimento.

4.3 La mancanza di un riconoscimento formale e ancor più di un posto definito nella vita liturgica di alcune chiese le ha probabilmente portate a sottovalutare i testimoni del passato. Abbiamo appreso che alcune di queste chiese stanno iniziando a valorizzare la commemorazione dei testimoni. Altre chiese hanno difficoltà a onorare quei testimoni che stanno al di fuori della propria tradizione. Abbiamo appreso che queste chiese stanno iniziando a riconoscere la testimonianza di figure di altre tradizioni. Ciò è espresso in maniera diversa attraverso calendari ecclesiali, liturgie, libri, materiale catechetico, memoriali, pellegrinaggi e celebrazioni.

5. Commemorare oggi ecumenicamente

5.1 Insieme alla commemorazione comune, le chiese hanno anche ampliato le loro commemorazioni di testimoni per includervi quelli di altre tradizioni: esempi di ciò sono i memoriali nella cattedrale protestante di Utrecht, il martirologio della chiesa ortodossa rumena e le statue dei martiri del XX secolo sulla facciata occidentale dell’abbazia di Westminster.

5.2 Abbiamo ascoltato storie incoraggianti di commemorazione ecumenica di testimoni di Cristo: sono stati portati esempi quali pellegrinaggi congiunti ai luoghi dove sono commemorati i santi (ad esempio la cattedrale di Nidaros, dove è commemorato sant’Olav di Norvegia) e la commemorazione ecumenica dei testimoni al Colosseo (Roma, 7 maggio 2000). Tali esempi ci incoraggiano a continuare a cercare altre modalità di commemorazione comune. La riconciliazione e la guarigione delle memorie che questa implica è un modo di rendere visibile il grado di comunione che già esiste.

6. Possibilità per una futura commemorazione comune

6.1 Dalla nostra riflessione sono scaturite alcune proposte per il futuro:

6.2 Abbiamo riflettuto sulla convergenza emergente nei dialoghi dottrinali bilaterali e multilaterali, particolarmente nella comprensione della chiesa quale comunione e del significato del battesimo e dell’eucaristia per la vita nel corpo di Cristo. Questa convergenza fornisce un solido fondamento per celebrare insieme i testimoni della fede della chiesa. Potrebbe essere questo il momento di chiedere al dialogo multilaterale portato avanti dalla commissione “Fede e costituzione” del Consiglio ecumenico delle chiese di produrre un breve testo di convergenza sulla comunione dei santi, il quale potrebbe riunire alcune delle preziose intuizioni sortite dai dialoghi bilaterali, potrebbe approfondire la riflessione e potrebbe in tale contesto prendere in considerazione alcune delle restanti aree discusse. Tale testo fornirebbe una base teologica ed ecclesiologica al progetto iniziato a Bose nel 2004.

7. Un passo verso l’unità visibile della chiesa

7.1 I confini della nube sono in continua espansione nella misura in cui Dio aggiunge al nostro numero coloro che lui chiama. Inoltre, nuovi volti emergono dalla nube quando le differenti circostanze storiche e culturali ci portano a comprendere il significato di alcuni testimoni che precedentemente non era stato riconosciuto. Invitiamo le chiese a esplorare insieme i criteri per l’identificazione di testimoni individuali e di gruppi di martiri di specifiche regioni, periodi o eventi storici.

7.2 Questo lavoro, intrapreso insieme, può aiutare a guarire le ferite del passato se scopriamo nella vita dei testimoni della fede la volontà di riflettere l’immagine di Cristo. Riscoprire il significato e la potenza della nube di testimoni ed esprimere ciò in una commemorazione comune è un passo importante verso l’unità visibile della chiesa.

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Il messaggio è stato redatto in inglese e poi tradotto in italiano.
 
Le relazioni presentate al convegno saranno pubblicate congiuntamente da WCC Publications e dalle Edizioni Qiqajon del Monastero di Bose
 
La richiesta di un elenco ecumenico di santi e martiri fu avanzata dalla commissione “Fede e costituzione” del Consiglio ecumenico delle chiese durante l’assemblea di Bangalore nel 1978, scaturita dal lavoro su “Witness Unto Death: Martyrdom as Ultimate Hope”. Cf. Faith and Order Commission, Minutes. Bangalore 1978, WCC, Geneva 1978 (Faith and Order Paper 93), p. 42.