Lettera agli amici - Pentecoste 2016

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Cari amici, ospiti e voi che ci seguite da lontano,

la nostra vita va avanti giorno dopo giorno, sempre impegnata nel tentativo di seguire il Signore Gesù sulle vie che ci portano al Regno, cioè al regnare di Dio su di noi.

Proprio in questo “tentare” di seguire il Signore, sempre cadendo, sempre rialzandoci, sempre ricominciando, sentiamo una grande e solidale comunione con voi che, pur non facendo la nostra vita, conducete la nostra stessa battaglia e vivete le nostre stesse fatiche. Noi vi portiamo nel cuore, nella nostra povera ma perseverante preghiera che chiede la venuta del regno di Dio per tutta la creazione. A volte ci sembra di vacillare, sperimentiamo la fragilità, la mancanza di speranza per il futuro della nostra società nella quale non appaiono segni di inversione di rotta: ci pare infatti che avanzi la barbarie in tutta la nostra amata terra europea, ci pare che l’impotenza di ogni cittadino/a cresca e si faccia sentire come impossibilità addirittura di gridare, di protestare, di dire “no” a ciò che vediamo imporsi nella nostra convivenza.

Più volte ultimamente ho detto e scritto che occorre un’insurrezione delle coscienze, ma rarissimi, personali sono i segni di una ripresa della consapevolezza che senza la fraternità non sono possibili neppure la libertà e l’uguaglianza nella polis. Constatiamo un circolo vizioso: noi, che non dovremmo più chiamarci cittadini, sempre più chiusi in ottiche individualiste e localiste, cediamo facilmente alla corruzione, al venir meno delle regole della convivenza, della capacità di rispetto nelle relazioni, della responsabilità di fronte alla res publica, dell’assumere nei confronti delle nuove generazioni il compito di trasmettere la legalità, la qualità della vita, la cultura. E i nostri governanti chiudono il cerchio, quali cattivi maestri che autorizzano l’emergere di tanti vizi che sono in noi come assopiti. Quando a Bose ascoltiamo i molti ragazzi e giovani che ci frequentano, comprendiamo la loro condizione di smarrimento, dovuta all’impossibilità di vedere prospettive per il futuro, di nutrire in sé sentimenti “politici”, cioè di responsabilità per la polis che abitano, che abitiamo insieme. Non ripetiamo le letture dei più autorevoli interpreti della società contemporanea, con i quali sovente ci confrontiamo, ma ancora una volta ribadiamo che siamo in attesa di un’insurrezione della coscienza dei cittadini: se non c’è questa insurrezione, se non si è capaci di fare resistenza, se ci si lascia sedurre dal “così fan tutti gli altri”, allora la nostra già debolissima democrazia dovrà lasciare posto alle forze più o meno oscure che tentano di regnare in tutto l’occidente. Certo, perché la coscienza insorga e riapra cammini di speranza è necessario il pensare, il fermarsi a riflettere per non cedere all'aporia degli orizzonti chiusi ed è, quindi, indispensabile ritrovare un altro rapporto con il tempo: senza tempo, infatti, non c'è memoria né progettualità, non c'è possibilità di futuro e di azione.
E nella chiesa? Diciamo tutti con convinzione: “C’è papa Francesco, finalmente!”, e altri aggiungono: “Non manca più il respiro!”. Sì, è una grazia, ma per ora poco o nulla cambia nelle chiese locali, dove il tessuto della comunità continua a sfilacciarsi e la fede, a nostro avviso, appare sempre più debole. Noi amiamo il successore di Pietro e siamo convinti della necessità del suo ministero, ma vedendo come molti si sono “convertiti” troppo velocemente, diventandone adulatori, e come altri fanno una sorda resistenza, senza lasciar emergere il conflitto di posizioni diverse, vorremmo ricordare a tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede che è decisiva l’adesione a Gesù Cristo che è il Vangelo e al Vangelo che è Gesù Cristo! Siamo convinti che occorre seguire Cristo sempre, nei giorni buoni come in quelli cattivi, quando nella chiesa c’è gaudio e quando c’è pressura, quando i pastori pascolano il gregge e quando se ne fanno padroni, quando i venti sono favorevoli e quando sono contrari… Ormai anziano, con una lunga vita cristiana alla spalle, mi sento di affermare con Antonio, il padre dei monaci: “Noi monaci abbiamo le sante Scritture e la libertà”; ma mi permetto di dire che queste parole valgono anche per voi, amici carissimi. C’è aporia nella società e nella vita della chiesa, ma il Signore non ci abbandona!

Alla fine di questa nostra lettera vorremmo comunicarvi con gioia che il 16 aprile scorso è stata benedetta dal vescovo di Civita Castellana la chiesa rinnovata del monastero di santa Scolastica, dove da quasi tre anni abbiamo avviato un’altra fondazione, condividendo la vita con le monache benedettine. È stata un’audacia, forse un’operazione rischiosa, ma siamo contenti di poter vivere insieme, una forma nuova e una tradizionale di vita monastica. È stata quindi una giornata di grazia, di grande comunione, alla quale hanno partecipato molti amici. Il Signore è buono e ci accompagna sempre, anche se noi non lo meritiamo.
Cari amici e ospiti, pregate per noi e noi vi assicuriamo il nostro affetto e la nostra intercessione.

Fr. Enzo Bianchi, Priore
con i fratelli e le sorelle di Bose

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