Ricominciare ogni giorno dalla resurrezione

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Fratelli, sorelle,

nella nostra Regola si trova questa espressione: La vita si inizia ogni giorno” (RBo 16).
A cui possiamo accostare quest’altra: Tu costruisci ogni giorno la comunità” (RBo 48).

Sono due affermazioni che suggeriscono un forte dinamismo e attribuiscono una grande responsabilità a ciascuno, sottolineando la capacità di dare inizio, di cominciare. Il monaco, come ci insegnano abba Antonio e i padri del deserto, è una persona che ogni giorno inizia. Vive ogni giorno come fosse il primo. Come fosse una nascita. Non schiavo del passato e delle abitudini, ma capace di innovare, di riprendersi, di guardare avanti. Questo atteggiamento umano e spirituale nasce dal nucleo centrale della fede: la resurrezione. La ciclicità che viviamo settimanalmente con il continuo reinizio costituito dalla domenica, memoria della resurrezione, così come la ciclicità annuale celebrata con la Pasqua, sono chiamate a divenire quotidianità in cui ogni mattina di ogni giorno, ogni alba è offerta di nuovo inizio, è promessa di novità, è apertura all’avvento, è vocazione, appello alla vita, e questo perché anch’essa è memoria della resurrezione. Ed è possibilità di ricominciare dopo le cadute, dopo le crisi, dopo le morti. Sì, le morti che conosciamo in vita e che accompagnano il nostro vivere.

Certo, vi sono atteggiamenti che si oppongono alla capacità di ricominciare. E la paura ne è uno dei più potenti. Ricominciare non è ripetere, immobilizzarsi in una situazione. Si tratta, in una vita monastica, come in ogni esistenza, di rimanere ma da persone vive, non da prigionieri delle paure, non da paralizzati dagli scrupoli, non in preda a giudizi e pregiudizi che poi ci rendono cattivi. Persone vive, non schiave del passato. Chi è preda delle proprie paure non ricomincia, ma semplicemente continua, trascina i suoi giorni, ripete, confortato dal non cambiamento, reso sicuro dall’immobilismo. Chi è terrorizzato dal cambiamento o vittima dell’inerzia non sa cosa sia iniziare e ricominciare. Chi inizia invece deve anche rischiare. E in effetti, iniziare ogni giorno la vita, secondo l’espressione della nostra Regola, comporta alcune attitudini spirituali.

Lo stupore, anzitutto. La realtà è piena di doni e di bellezze, se solo osiamo guardare non solo al nostro ombelico, o alle nostre sofferenze e difficoltà, alla nostra piccola cerchia in cui viviamo, ma alla natura, alle cose, all’ambiente. E poi se sappiamo guardare il nostro quotidiano e gli altri con sguardo che esce dalla pigrizia, dall’inerzia, dall’abitudine. Con sguardo illuminato, luminoso e che illumina. Lo stupore dà vita e apre alla rivelazione. All’accoglienza della presenza di Dio non tanto in spazi o recinti sacri, ma nel quotidiano, come Mosè che incontrò Dio in un roveto mentre stava pascolando. Poi la gratitudine, l’atteggiamento eucaristico. Ogni giorno è un dono, e nella coscienza di tale dono si trova la forza di cominciare e ricominciare. E porre l’atteggiamento della gratitudine al cuore delle nostre relazioni e del nostro vivere quotidiano è veramente fare eucaristia, vivere nel rendimento di grazie, come chiede l’Apostolo in Col 3,15, e non semplicemente celebrare un rito. Ma cominciare esige anche coraggio, che è esattamente la virtù di chi dà inizio, di chi prende iniziative, di chi agisce rischiando il nuovo. Il coraggio è proprio di chi non fa riserve di sé e trova la sua felicità nel donarsi e spendersi con convinzione. È capace di iniziare anche chi è mosso dalla sana curiosità, dalla curiositas che è cura, ma anche passione per l’umano. E poi il cominciare chiede speranza, ovvero sguardo aperto al futuro, e anzitutto al futuro prossimo, immediato, di ogni giorno che inizia, nella disponibilità a lasciarsi raggiungere dall’avvento, non semplicemente da ciò che accadrà, ma dalla venuta del Signore nelle persone, nelle creature animate e inanimate, negli eventi del giorno.

Iniziare chiede che non si abbia paura del nuovo, di creare qualcosa di inedito e di accogliere il novum. E non si pensi che ricominciare sia un cieco, irresponsabile e generico volgersi al futuro, ma è sempre un tornare all’origine, all’inizio da cui tutto ha avuto inizio. E l’origine da cui tutto è iniziato è essenzialmente, da un lato, l’amore umano e dall’altro, il vangelo. Infatti se è dall’amore di un uomo e una donna che è iniziata la nostra vita e ha preso forma la nostra umanità, è dall’ascolto dalla parola del vangelo che ha preso inizio la nostra vocazione. Ecco cosa comporta quell’espressione: “La vita si inizia ogni giorno”. Davvero, come qualcuno scrisse, “la vita è troppo breve per trascorrerla a odiare o a prender nota dei torti subiti” (Charlotte Brontë). Ed è anche troppo preziosa e precaria per sprecarla passandola a far del male o a contare i mali subiti. Reiniziamo dunque con coraggio ogni giorno a vivere, facendo così onore e dando realizzazione concreta alla nostra fede nella resurrezione.

Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede, osando cominciare ogni giorno la nostra vita e ricominciare ogni giorno la nostra vocazione. E tu, Signore, abbi tanta pietà di noi.

fratel Luciano