Quattro pilastri, una sequela

Fratelli, sorelle,

dice la nostra Regola:

“Nella vita comune, nel celibato, nella povertà, nell’obbedienza alla comunità, cerca soltanto la sequela di Cristo”(RBo 2).

Siamo di fronte a quattro pilastri della vita monastica. Sono elementi fondativi che sottostanno e danno qualità monastica alla liturgia, che è dimensione che appartiene alla chiesa tutta, al lavoro, che è dimensione propria di ogni uomo, e all’ospitalità che pure è dimensione umana universale e di ogni cristiano. Con finezza spirituale la Regola chiede che questi elementi monastici - il rapporto con gli altri nella vita comune, il rapporto con i beni con la povertà, il rapporto con il corpo nel celibato, il rapporto con la volontà nell’obbedienza - siano occasione di sequela di Cristo.

Perché possono anche non esserlo e possono essere vissuti in maniera non cristiana. Se vengono assolutizzati e settorializzati si snaturano e si mondanizzano. E lì noi incontriamo uno dei rischi che può correre la vita monastica. L’assolutizzazione della vita comune può portare all’autoreferenzialità comunitaria, all’autocelebrazione, a accordare sempre più importanza a istanze di dedizione alla comunità che deprimono o sacrificano o schiacciano il singolo. O possono fargli smarrire l’essenzialità della vita in cella con le dimensioni della solitudine e del silenzio. Il celibato può divenire isolamento anaffettivo, può portare all’incattivimento o anche a creare relazioni privilegiate con qualcuno ed escludenti verso altri. La povertà può smarrire la sua valenza di apertura all’altro nella condivisione per divenire grettezza o individualismo. L’obbedienza rischia di divenire dipendenza da un’altra persona, e dunque caduta nella forma più grave di tradimento, il tradimento di se stessi.

Dunque anche queste dimensioni devono essere evangelizzate e divenire occasioni per radicare la vita di un monaco e di una monaca nella vita di Gesù narrata e descritta nell’evangelo. Perché il fine di una vita monastica è sempre e solo l’evangelo ed è sempre dall’evangelo che discende il giudizio sulla qualità della nostra vita monastica e su ciò che abbiamo fatto dei pilastri della vita monastica. Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede e cercando sempre la sequela di Cristo in ogni atto della nostra vita monastica. E tu, Signore, abbi pietà di noi.

fratel Luciano