Madre Anna Maria Canopi: grazie!

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Madre Anna Maria Cànopi, passata da questo mondo al Padre giovedì 21 marzo, festa di san Benedetto, è stata salutata con intensa commozione in basilica di Orta San Giulio il lunedì successivo: la liturgia dei funerali era presieduta dal vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla.

Erano presenti a nome della comunità fr. Enzo, fr. Goffredo, sorella Silvia e sorella Antonella. Alla liturgia hanno partecipato alcuni vescovi, i due abati benedettini olivetani Michelangelo Tiribilli e Valerio Cattana, m. Maria Ignazia Angelini dell’abbazia di Viboldone, monaci delle comunità di Dumenza e Germagno, accolti con gioia da un centinaio di monache, dell’abbazia Mater Ecclesiae dell’abbazia di Sant’Oyen in Val d’Aosta con la badessa Maria Agnese e del priorato di Fossano.

“Tutta la sua vita è stata una risposta alla chiamata” ha detto la badessa Maria Grazia, ricordando come l’ultimo saluto alla fondatrice avvenga nel giorno dell’Annunciazione, secondo il Fiat mihi secundum Verbum tuum, “sia fatto di me secondo la tua parola” che ha contraddistinto i suoi 56 anni di professione religiosa e i 45 di abbaziato.

M. Anna Maria (Rina) Cànopi era nata nel 1931 nel Piacentino. Era entrata nell’abbazia di Viboldone a 29 anni e cinque anni dopo aveva emesso i voti solenni. Approdò al monastero sull’isola di San Giulio con altre cinque monache l’11 ottobre 1973. Da allora l’abbazia ha conosciuto un rapido sviluppo, fino ad oggi. Con piena dedizione alla preghiera e al lavoro, con gli scritti e la vastissima corrispondenza ha svolto il suo servizio “dell’ascolto e della parola” all’insegna del suo motto humiliter amanter, “Umilmente amando”, sfociato nel motto dell’intera comunità, Funda nos in pace.

Nell’estate dello scorso anno la decisione di lasciare l’esercizio attivo dell’abbaziato e l’avvio del processo che ha portato lo scorso novembre all’elezione della nuova badessa.

“Per vivere bene la vecchiaia – diceva – occorre avere un orizzonte: tenere lo sguardo fisso al Cielo. È questo che ci sostiene: avere un orizzonte alto, non fermarsi alle cose di questa terra. Un proverbio indiano dice che si nasce vecchi, si deve morire giovani: la vita non è altro che un passaggio, un trasferimento dalla dimensione temporale a quella eterna. Umanamente la morte è un momento di grande sofferenza. Ma la persona che muore non è annientata: vive in Dio. La Risurrezione è una realtà, a Gerusalemme la sua tomba è rimasta vuota. È questo il fondamento della nostra speranza; è questo anche che ci fa accettare la malattia e il decadimento fisico senza angoscia, poiché lo spirito non muore, e alla fine anche la nostra carne rifiorirà”.

Scrivono m. Maria Grazia e le sorelle di San Giulio in un messaggio di cordoglio. “E quando giungerà la sera / cui segue la notte e non più l’aurora / ripetimi, Signore, la Parola / quella che mi ha dato speranza ogni mattina / quella che mi ha dato pace ogni sera: “Io sono con te””. “Questa “parola” preziosa, che ha accompagnato la nostra carissima Madre Fondatrice per tutti i giorni della sua vita, ora è Lei stessa a ripeterla a noi e a tutti coloro per i quali ha pregato e si è donata a Dio, che ha amato e che l’hanno amata”.

Grati per un’amicizia fattasi sempre più intensa tra le nostre comunità, ricordiamo con grande affetto m. Anna Maria, con m. M. Grazia e le sue sorelle. Erano venute insieme a Bose anche per alcuni convegni ecumenici di spiritualità ortodossa e abbiamo continuato a tenere contatti attraverso la corrispondenza fraterna, visite e scambi: fr. Enzo le aveva visitate ancora l’estate scorsa.

Il Signore l’ha accolta nella sua luce da dove intercede con forza per tutti noi. La nostra preghiera e la fraterna vicinanza va a tutta la comunità dell’abbazia di San Giulio d’Orta, con cui siamo lieti di continuare a intessere legami di fraternità: communicantes in unum!