Lettera agli amici - Pentecoste 2017

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Cari amici, ospiti e voi che ci seguite da lontano,
desideriamo condividere con voi le nostre speranze e le nostre fatiche nel vivere o, meglio, nel tentare e sempre ogni giorno ritentare di vivere alla sequela del Signore quali suoi discepoli.

L’ora attuale è un’ora di grande speranza per tutta la chiesa che vede la brace del Vangelo, sovente coperta da cenere, ardere con forza: una stagione che potremmo definire di primavera per molte chiese cristiane perché la loro testimonianza a Cristo appare luminosa più che mai. Il martirio che esse conoscono e affrontano è conseguenza della persecuzione e dell’ostilità da parte di molteplici forze, sovente oscure: le “potenze di questo mondo”, secondo la definizione dell’apostolo Paolo (cf. Ef 6,12). Tutti noi siamo edificati e rinfrancati dalla testimonianza dei nostri fratelli e sorelle nel Medioriente che, minoranze sempre più esigue, continuano a essere assidui alla loro vita di fede e alle celebrazioni liturgiche comunitarie, nonostante questa visibilità li esponga a maggiori rischi e nonostante le minacce di morte che incombono su di loro.

Così avviene l’epifania dell’ecumenismo del sangue: cristiani copti, ortodossi, siriaci, cattolici e protestanti sono vittime di questa ostilità omicida e, al contempo, testimoni concordi dell’unico Signore delle loro vite. A caro prezzo, certo – un prezzo che noi non paghiamo, ma del quale dobbiamo essere consapevoli – ma il Vangelo risplende più che mai e Cristo è testimoniato nella mitezza, nel perdono, nella rinuncia a rispondere alla violenza con la violenza.

Nella chiesa cattolica il vescovo di Roma, papa Francesco, con la sua parola carica della gioia e della libertà del Vangelo, ci richiama tutti alla conversione autentica e alla riforma delle nostre comunità. Anche l’ostilità che si erge contro di lui, all’interno stesso della sua chiesa, in verità mostra che la sua parola è eco schietta del Vangelo che annuncia misericordia, pace e riconciliazione. Non è un caso se molti anche tra i non cristiani percepiscono le parole di Francesco come affidabili, a servizio dell’umanizzazione e capaci di ispirare la fraternità tra tutti i popoli, tutte le culture e tutti gli esseri umani.

Così anche noi possiamo sentirci confortati nel nostro cammino, iniziato cinquant’anni fa sulla scia del concilio, che tenta di vivere il Vangelo di Gesù Cristo. Questo solo abbiamo cercato di volere, di custodire come compito, di realizzare giorno dopo giorno, personalmente e insieme come comunità. Siamo consapevoli di quante volte non siamo stati capaci di vivere la conformità al Vangelo: conosciamo ciascuno e tutti insieme i cedimenti alle tentazioni e le cadute nelle contraddizioni all’amore del Signore, ma confidiamo nella grande, infinita misericordia di Dio che conosce la nostra fragilità ma anche il nostro amore per lui e per la sua chiesa.

Nel ritmo dei giorni e delle ore, nel mutare delle responsabilità in comunità, la nostra preghiera resta perseverante nell’adorazione del Signore e nell’intercessione per voi, cari amici: in essa troviamo il cibo quotidiano della parola di Dio e il dono grande dell’eucaristia. Accanto e grazie a questi ritroviamo anche il rinnovamento della comunione tra noi e voi: siamo una comunione che si estende anche al cielo, là dove ci hanno preceduto tanti nostri fratelli e nostre sorelle che ci sono stati compagni di viaggio in questi anni. La preghiera ci unisce, la preghiera ci dà forza e sostegno, la preghiera ci rinnova.
Il prossimo anno, nel cinquantesimo della fondazione della comunità, vi inviteremo tutti per un ringraziamento al Signore e per sentirci abbracciati da quella fraternità che solo il Signore Gesù ci poteva donare e ci può far vivere.


Pregate per noi, affinché siamo fedeli alla vocazione ricevuta dal Signore e affinché non si raffreddi mai la carità.
Bose, 15 maggio 2017
San Pacomio, padre di ogni santa koinonia

Fr. Enzo Bianchi

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