Venerdì santo

 

Gesù è uscito con i suoi discepoli, è andato al di là del torrente Cedron – precisa Giovanni – “sapendo tutto quello che gli doveva accadere” (Gv 18,4). Siamo di fronte a un’espressione analoga a quella trovata ieri sera, all’inizio del racconto della cena: “Gesù, sapendo…” (Gv 13,1.3). E Gesù – si badi bene – ha una conoscenza umana, secondo Giovanni, umanissima; non è la conoscenza del superuomo e neanche di una persona divina. È la conoscenza di un uomo esercitato come una sentinella all’attenzione, all’ascolto, di giorno e di notte. Gesù ha letto e compreso bene la vicenda del suo rabbi, Giovanni il Battezzatore, e di tutti i profeti che lo hanno preceduto: ne aveva visto la fine, non poteva essere altrimenti anche per lui. Ha vissuto ormai mormorazioni, diffidenze, ostilità, calunnie, ma Gesù sa che deve anche subire il rigetto e la condanna: queste sono davvero vicine. E quando arrivano ad arrestarlo, è Gesù che si presenta, è lui che va verso le guardie, è lui che domina la scena e pone la domanda: “Chi cercate?” (Gv 18,4.7), con una forza che non è divina ma semplicemente umana, una forza che viene dalla sua convinzione, una convinzione nutrita per tutta una vita dall’aver ben osservato, ben ascoltato e dall’essersi esercitato in quell’adesione alla realtà. L’unica preoccupazione che Gesù ha è quella degli altri: i discepoli siano lasciati andare via…