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Dal 2020, un’unica chiesa riformata nazionale in Svizzera

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Anche in materia ecclesiale, il federalismo elvetico ha prodotto una moltiplicazione di strutture regionali indipendenti, che presentano situazioni variegate. A livello nazionale, in Svizzera, ci sono così non meno di ventiquattro chiese riformate cantonali, alle quali si devono aggiungere la chiesa metodista e la chiesa evangelica libera di Ginevra. Tutte sono riunite nella Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (Fces), la quale assicura il coordinamento tra loro.

Ma questa situazione, ormai, appartiene alla storia: il 18 dicembre scorso, un’assemblea straordinaria dei delegati della Fces ha approvato a larga maggioranza la trasformazione della Federazione in un’unica Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERS).

Tale cambiamento di struttura – che entrerà in vigore all’inizio del 2020 – intende creare un’identità congiunta ai vari livelli parrocchiali o regionali, cantonali e nazionale, e rafforzare la comunione tra tutte le chiese membro, rendendola maggiormente visibile. La direzione tripartita della chiesa è assegnata a un nuovo sinodo nazionale (che sostituisce l’assemblea dei delegati e che sarà composto dai delegati delle chiese membro, proporzionalmente al numero di fedeli di ciascuna), a un consiglio (esecutivo, formato da sette persone) e al presidente. Il ruolo di quest’ultimo, in particolare, viene consolidato: mentre fino ad ora il presidente era unicamente il capo dell’esecutivo, oramai ci sarà una certa “episcopalizzazione” della sua figura, tale da permettere una maggiore rappresentanza ecclesiale nella sfera pubblica e un dialogo più proficuo nei rapporti ecumenici con le altre chiese cristiane.

“Per i protestanti in Svizzera – ha detto il pastore Gottfried Locher, presidente della Fces – questo significa che si appartiene tutti a una stessa chiesa. Al di là della parrocchia, si forma una grande comunità. E nei confronti dell’esterno, questo ci offre una voce di rilevanza nazionale”. Però la nuova struttura non mira a una semplice centralizzazione. Il presidente della Fces precisa: “Le chiese membro avranno più peso. Desideriamo che il sinodo possa dibattere più ampiamente di questioni teologiche, sociali, ecumeniche e di comunicazione”. Una conferenza dei presidenti delle chiese membro (le quali manterranno comunque un ampio grado di autonomia), con ruolo consultivo, avrà il compito di dettare l’agenda dei temi comuni da affrontare.

L’adozione della nuova costituzione che fissa le basi della futura chiesa nazionale è stata frutto di un lungo processo decisionale: ci sono voluti due anni di dibattiti a volte aspri, in cui in particolare alcune chiese più grandi (e ricche), hanno manifestato la loro diffidenza nei confronti di una struttura che minacciava, ai loro occhi, di attenuare la specificità delle chiese cantonali e di ridurne l’impatto. Ma le revisioni successive del testo hanno potuto garantire che la difesa di interessi particolari non poteva mettere in pericolo l’unità alla quale aspirano i protestanti svizzeri. “Il successo della nuova comunione di chiese dipenderà soprattutto dal riavvicinamento dei tre piani, locale, cantonale e nazionale”, ha affermato Gottfried Locher. Nei confronti delle altre chiese poi, la nuova CERS permetterà ai protestanti svizzeri di avere una voce univoca e una rilevanza maggiore nel dialogo.

Durante il 2019, ognuno dei sinodi delle chiese cantonali dovrà ancora ratificare la nuova costituzione. La Fces, che era stata creata nel 1950, cesserà allora di esistere. Il primo sinodo della Chiesa evangelica riformata in Svizzera si svolgerà nel Vallese nel 2020.

Attualmente sono un po’ meno di due milioni i protestanti in Svizzera, un quarto circa della popolazione. Ma questa cifra è in calo nel paese e il numero delle persone che si dichiarano senza confessione da un paio d’anni la supera.

Nel 1960, il protestantesimo era la confessione più rappresentata in Svizzera: più della metà della popolazione (53%) apparteneva alla chiesa riformata, mentre il 45% alla chiesa cattolica. Da allora, la parte dei protestanti riformati è andata costantemente diminuendo: ridottasi al 33% nel 2000, è scesa al 24% (1,7 milione di persone) nel 2016, cioè un terzo rispetto a sessant’anni prima, secondo lo studio più recente dell’Ufficio federale di statistica. Il protestantesimo si attesta ancora bene nella maggior parte dei cantoni storicamente riformati – cioè passati alla Riforma nel XVI secolo – come a Berna (51%), ad Appenzello Esterno (39%), a Sciaffusa (36%), a Basilea-Campagna (31%) o ancora a Zurigo (29%). Ginevra costituisce tuttavia una notevole eccezione: nella culla del calvinismo, che ospita da tempo una forte immigrazione da paesi cattolici, solo il 9% della popolazione si dichiara oggi riformata.