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Essere chiesa insieme

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Sessione di apertura CCPE – Basilea - 13 settembre 2018
Sessione di apertura CCPE – Basilea - 13 settembre 2018

Dal 13 al 18 settembre scorsi i responsabili delle chiese evangeliche d’Europa si sono radunati a Basilea. Si trattava dell’assemblea generale, convocata ogni sei anni, di quanto veniva chiamato fino all’inizio di questo secolo la “Comunione di Leuenberg”, ora Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE).

Nel corso dei lavori è stato adottato un documento intitolato “Essere chiesa insieme” volto a rafforzare l’unità nella diversità tra chiese membro attraverso l’approfondimento della comunione, la promozione dell’unità tra cristiani e il servizio nella società.

A Basilea è stato inoltre avviato un dialogo teologico ufficiale tra i protestanti europei e la chiesa cattolica. Una dichiarazione d’intentiin tale senso è stata firmata il 16 settembre tra il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, e il pastore Gottfried Locher, presidente della CCPE. Il gruppo di esperti che verrà costituito dovrà affrontare in modo approfondito le questioni centrali che dividono le due confessioni: prese di posizioni comuni, condivisione della comunione eucaristica, riconoscimento dei ministeri… Secondo l’auspicio dei responsabili, le prime riflessioni dovrebbero poter essere presentate fra due o tre anni.

Ma qual è stato il cammino verso questa consapevolezza di “essere chiesa insieme” e il conseguente desiderio di rendere visibile l’unità voluta dal Signore per i suoi discepoli?

Nel 1973 le principali chiese segnate dalla Riforma in Europa hanno adottato la Concordia di Leuenberg (dal nome del paesino svizzero dove è stato sottoscritta), attraverso la quale le chiese luterane, riformate e unite del continente dichiaravano che esiste tra loro una piena comunione ecclesiale, cioè una “piena unità”. Questa comunione, che lascia tuttavia a ciascuna chiesa la propria autonomia, riguarda la predicazione, l’amministrazione di sacramenti e il riconoscimento dei ministeri ordinati. Essa si basa sulle confessioni di fede dell’epoca della Riforma, secondo cui “la chiesa è l’assemblea di tutti i credenti presso i quali l’Evangelo è predicato puramente e i santi sacramenti amministrati conformemente all’Evangelo” (Confessione di Augusta, art. 7). Condividendo questo elemento essenziale, le diverse chiese protestanti riconoscevano dunque la loro unità nella diversità, salvaguardando però le “diversità legittime” tra di loro, che si esprimono principalmente attraverso strutture ecclesiali e posizioni teologiche diversificate. Con l’accordo del 1973, le condanne dottrinali del Cinquecento riguardo alla Santa Cena, alla cristologia e alla predestinazione – che avevano provocato la rottura tra queste varie famiglie di chiese della Riforma – venivano così considerate superate. Le chiese firmatarie della Concordia, che formano la Comunione di chiese protestanti in Europa, intendono manifestare la loro unità visibile nella ricerca di una testimonianza comune, nel dialogo teologico tra loro e nello sforzo ecumenico congiunto.

Oggi, la Comunione delle chiese protestanti in Europariunisce 94 chiese luterane, riformate, unite e metodiste di una trentina di paesi, e rappresenta circa cinquanta milioni di fedeli.

La sfida maggiore che sta davanti alla CCPE è quella della realizzazione concreta della comunione, attraverso l’istituzione di un organo di autorità vincolante per tutte le chiese membro. Ora diverse di esse vi sono refrattarie, temendo che tale strumento farebbe perdere alle chiese la loro autonomia regionale o nazionale. Nel 2011, all’assemblea generale di Belfast, i delegati delle chiese europee hanno così rifiutato a una larga maggioranza di costituire un sinodo protestante europeo, preferendo mantenere alla Comunione di chiese protestanti in Europa la sola dimensione federativa.