Il ruolo delle donne nella chiesa in prospettiva ecumenica

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di Dagmar Heller* per Finestra ecumenica
* Teologa luterana, Docente di Teologia ecumenica all’Istituto Ecumenico di Bossey (Svizzera)

Il Consiglio ecumenico delle chiese ha cominciato a interessarsi al ruolo delle donne negli anni sessanta del Novecento. La commissione Fede e costituzione ha avviato nel 1979 uno studio su “La comunione di donne e uomini nella chiesa”, inaugurato con una conferenza che portò alla pubblicazione del volume L’ordinazione delle donne in prospettiva ecumenica. Manuale per la chiesa del futuro, curato da Constance F. Parvey nel 1980.

Tuttavia, sebbene il Consiglio ecumenico delle chiese si sia occupato del ruolo delle donne nelle chiese durante il “Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne”, negli anni novanta, e in diversi altri casi, è solo nel 2017 che la discussione iniziata nel 1979 è proseguita in una prospettiva teologica.

Dal 3 al 7 ottobre 2017 il Monastero di Bose ha ospitato l’incontro organizzato dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) attraverso il programma “Comunità di donne e uomini” e la commissione Fede e costituzione, sul tema “Una prospettiva ecumenica sul ruolo delle donne nelle chiese”. I partecipanti, 28 tra donne e uomini, appartenevano a tutte le tradizioni cristiane: anglicana, battista, discepoli di Cristo, luterana, mennonita, metodista, ortodossa, pentecostale, riformata e cattolica. C’erano rappresentanti di organizzazioni ecumeniche regionali, tra le quali la Conferenza delle chiese africane (AACC), il Consiglio delle chiese dei Caraibi (CCC), il Consiglio latinoamericano delle chiese (CLAI), il Consiglio delle chiese del Medio oriente (MECC), il Consiglio nazionale delle chiese in India, e la Conferenza europea delle chiese (CEC).

Nei primi incontri, i partecipanti hanno cercato di dare una visione d’insieme del panorama e dei cambiamenti avvenuti dal 1979. Da subito è stato chiaro che molte chiese hanno cominciato a dimostrare maggior sensibilità per la situazione delle donne e per l’importanza del loro ruolo nelle chiese. Si stanno rendendo conto sempre più che le donne possono dare un contributo che non può venire dagli uomini. Questo riguarda tutti i livelli della vita della chiesa, e specialmente le funzioni di guida. Molte chiese protestanti hanno cominciato a ordinare le donne, in molti casi a causa della mancanza di uomini adeguati. Stranamente, molte delle nuove chiese – specialmente quelle pentecostali – non ordinano le donne. Le ragioni sono in parte motivate dal contesto culturale, ma in parte anche per motivi teologici. In generale va osservato che in molte chiese – nonostante siano ordinate anche le donne – queste non sono ancora riconosciute allo stesso livello degli uomini, così che in molti casi si sentono discriminate: pur ordinate, non sempre possono lavorare come pastori che guidano una comunità. In alcune regioni ci sono addirittura arretramenti, a causa della comparsa di un nuovo conservatorismo.

L’incontro ha discusso il ruolo delle donne nelle chiese in generale e ha sottolineato come le donne siano di solito fedeli osservanti e più attive nelle comunità rispetto agli uomini. Hanno molti ruoli e funzioni diverse nelle chiese, ma nel complesso esse sono la minoranza nel ruolo di guida. Questo aspetto è legato al problema dell’ordinazione delle donne.

Tuttavia, i partecipanti all’incontro di Bose hanno riconosciuto che ci sono segni di speranza per una migliore comunione tra donne e uomini. Uno di questi segni è, ad esempio, l’iniziativa in alcune chiese ortodosse, come il Patriarcato di Alessandria e la Chiesa ortodossa di Albania, di rivitalizzare il ministero delle diaconesse che sembra essere esistito nella chiesa delle origini. Anche la chiesa cattolica ha riunito una commissione per studiare i fondamenti storici di un possibile diaconato femminile.

Durante la discussione è emerso che uno dei problemi nelle sessioni ecumeniche sul tema del ruolo delle donne e sull’ordinazione femminile è una diversa comprensione del termine “ministero” come del termine “sacerdote”, “sacerdozio”, “ordinazione” nelle diverse chiese. Nelle discussioni ecumeniche è importante essere consapevoli delle diversità e sarebbe auspicabile lavorare a un glossario che spieghi queste differenze.

Nell’incontro si sono anche affrontati alcuni dei principali argomenti che nel dialogo ecumenico entrano in gioco nella riflessione del ruolo delle donne nella chiesa.

- Tradizione: Nelle chiese storiche che non ordinano le donne, la motivazione principale è il fatto che nel corso della storia le chiese non hanno mai avuto il ministero ordinato femminile. D’altra parte, nella maggioranza delle chiese della Riforma, le donne vengono ordinate ormai da quasi 100 anni, e questo ha creato una certa tradizione con un giudizio positivo.

- Ermeneutica biblica. Gli argomenti pro o contro l’ordinazione femminile sono sempre basati sulla Scrittura. È ormai chiaro che ci sono diverse ermeneutiche bibliche che conducono a differenti risultati a questo proposito. Le chiese che seguono un’interpretazione più letterale della Bibbia argomenteranno servendosi della Prima lettera ai Corinzi 14,34, mentre quelle che seguono il più moderno metodo storico-critico considerano questo versetto parte di un contesto-limite, irrilevante per oggi. Un’ulteriore differenza è relativa alla domanda se l’approccio ermeneutico si basi sul principio di “sola Scriptura” o su “Scrittura e tradizione”.

- Antropologia. Un’altra argomentazione è l’inferiorità delle donne rispetto agli uomini basata su testi come Genesi 2,18-25 e altri. Questo approccio antropologico è superato nel xx secolo, non solo sulla base di altri testi biblici, ma anche perché nella vita quotidiana delle società moderne, donne e uomini hanno dimostrato di avere pari capacità nelle posizioni di dirigenza.

- Cultura. In molte parti del mondo, l’opposizione all’ordinazione femminile e la subordinazione delle donne sono profondamente radicate nella cultura. C’è bisogno quindi di evidenziare il messaggio interculturale del vangelo e il personale esempio di Gesù che parlava con le donne contro le consuetudini del suo tempo.

Si è raggiunto un generale accordo, tra la maggioranza delle chiese, che non ci sono basi teologiche per opporsi all’ordinazione delle donne. Si è riconosciuto che spesso la cultura molto più che la teologia gioca un ruolo significativo nell’interpretazione della Scrittura e della Tradizione sulla questione dell’accesso delle donne al ministero ordinato.

L’incontro si è concluso aprendo prospettive per il futuro. Primo, cambiare il paradigma e la comprensione del ministero ordinato soprattutto dal punto di vista dei fedeli. Secondo, i partecipanti sostengono l’azione di recupero del ministero delle diaconesse nella chiesa ortodossa e accolgono con positività la nuova commissione voluta da papa Francesco per lo studio sul diaconato femminile. Terzo, la richiesta di politiche attente alla giustizia di genere e basate sulla Scrittura, su fondamenti razionali e sulla tradizione, alle quali le chiese e le comunità cristiane possano ispirarsi per costruire comunità con parità di genere, dove le azioni e la guida delle donne siano riconosciute e affermate. Quarto, hanno riconosciuto che è importante lavorare su questo tema in gruppi misti, uomini e donne, altrimenti non potranno avvenire reali cambiamenti. Infine è stato evidenziato che un cambiamento per un miglior riconoscimento del ruolo delle donne nelle chiese non può essere imposto a causa dei bisogni ma è necessario sia sostenuto da un cammino spirituale e della preghiera allo Spirito santo.