La Riforma in prospettiva ecumenica

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Il 500° anniversario della Riforma protestante volge al termine. Un anno denso di eventi ecumenici, inaugurato con la solenne celebrazione di Lund cui ha partecipato anche papa Francesco. Il cammino compiuto soprattutto in questi ultimi cinquant’anni – dopo secoli di lotte, incomprensioni, estraneità diffidenze – ha fatto sì che l’anniversario fosse occasione per tutte le Chiese, non solo quelle uscite dalla Riforma, per interrogarsi sulla forma ecclesiae, sul volto che la chiesa è chiamata ad assumere in tempi e luoghi diversi per rendere testimonianza fedele al Vangelo immutabile di Gesù Cristo.

È significativo che la portata universale di alcune istanze della Riforma sia stata percepita, ricordata, riletta non solo dalle chiese protestanti e da quella cattolica, che vissero le tragiche vicende della separazione, ma anche dalle chiese ortodosse, che avrebbero potuto considerare se stesse come estranee a una diatriba interamente occidentale.

La Riforma, infatti, è un fenomeno che si realizza, in modi differenti, in ogni chiesa. Le chiese più antiche, come le chiese ortodosse, considerano la custodia delle loro dottrine e pratiche un compito della massima importanza. D’altra parte, questa attitudine a volte rende più difficile il dialogo con le tradizioni cristiane più coinvolte nelle sfide della modernità e della secolarizzazione. Nel tempo che viviamo, ogni chiesa deve tener conto dei processi di rinnovamento e cambiamento che sono in opera nelle altre chiese, per favorire la comprensione reciproca.

In questo senso sono da sottolineare, tra le innumerevoli iniziative che hanno attraversato anche il nostro paese, un convegno e un seminario che avranno luogo questo autunno. Il Convegno è quello organizzato ad Assisi dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo della Conferenza episcopale italiana, in collaborazione con le chiese protestanti e ortodosse presenti in Italia, dal titolo Nel nome di Colui che ci riconcilia tutti in un solo corpo (cfr. Ef 2,16), di cui daremo conto prossimamente.

Il seminario invece è quello ecumenico internazionale che si terrà dal 25 al 28 ottobre 2017 presso il Monastero di Bose sul tema “La riforma in prospettiva ecumenica”, organizzato in collaborazione con l’Istituto biblico teologico Sant’Andrea di Mosca, nella ricorrenza del cinquecentesimo anniversario dell’inizio della Riforma e il centenario del concilio di Mosca del 1917-1918. Tra i relatori, Jürgen Moltmann, uno dei più importanti teologi riformati contemporanei.

La collaborazione tra la Comunità monastica di Bose e l’Istituto Sant’Andrea, iniziata nel 2007, ha rappresentato un’importante opportunità di approfondimento della tradizione della teologia ortodossa e della filosofia religiosa russa in Occidente e di scambio ecumenico su fondamentali temi teologici. Ogni dialogo richiede una costante interpretazione della tradizione e dei modi di pensare e riconoscere l’altro. Una parte consistente degli incontri degli anni passati hanno perciò approfondito l’ermeneutica del dialogo teologico ed ecumenico.

I titoli degli incontri offrono un’idea del cammino percorso. Se il colloquio inaugurale era stato dedicato a Sant’Andrea e San Pietro come icone di una futura riconciliazione delle chiese d’oriente e occidente (“Gli apostoli Pietro e Andrea, un’icona del futuro”, ottobre 2007), i successivi convegni hanno lavorato su un’intuizione teologica nata all’interno del pensiero religioso russo, l’idea di “conciliarità” come unità della chiesa rispettosa della diversità dei carismi suscitati dallo Spirito santo nel popolo di Dio: “Sobornost, conciliarità e comunione: da Khomiakov a Zizioulas” (2008), “Tutt’unità e universalismo” (2009). Negli anni successivi, sempre in un fecondo intreccio delle diverse tradizioni di pensiero del cristianesimo occidentale e orientale, si sono approfondite la “Teologia della persona” (2010) e la “Teologia della bellezza” (2011), per poi riflettere sulle prospettive che l’ermeneutica contemporanea e l’approccio critico ai testi e alla tradizione aprono per il cammino verso l’unità: “L’unità della Chiesa: Teologia ecumenica ed ermeneutica in epoca post-moderna” (in due parti, 2012-2013); “Teologia della comunione” (2014); “Storia e teologia: coscienza storica e unità della chiesa” (2015); “Teologia della sofferenza in prospettiva ecumenica” (26-29 ottobre 2016)

Il seminario di quest’anno intende affrontare in modo interdisciplinare la questione se sia oggi possibile parlare di riforma in prospettiva ecumenica. Quali sono gli ostacoli da rimuovere? Come il dialogo ecumenico può oggi dare forma a un cristianesimo rinnovato e capace di parlare al mondo contemporaneo? È ancora possibile distinguere tra Tradizione e tradizionalismo, secondo l’espressione di Jaroslav Pelikan: “La tradizione è la viva fede dei morti, il tradizionalismo è la fede morta dei vivi”?

Come possono convivere l’idea di riforma e il concetto di tradizione nella coscienza ecclesiale senza contraddizione?

Partecipano al colloquio Alexei Bodrov (Mosca), Frans Bouwen (Gerusalemme), Sergei Chapnin (Mosca), Davor Džalto (Serbia), Sergei Firsov (San Pietroburgo), Tamara Grdzelidze (Roma, Tbilisi), Boris Knorre (Mosca), Svetlana Konacheva (Mosca), Fredrerick Lauritzen (Venezia), Edward Mahoney (Stati Uniti), Adalberto Mainardi (Bose), Jürgen Moltmann (Tubinga), Ivana Noble (Praga), Tim Noble (Praga), Aikaterini Pekridou (Bruxelles), Alvin (Athanasius) Rapien (Stati Uniti), Simonetta Salvestroni (Cagliari), Kristian von Späth (Copenhagen), Elena Stepanova (Ekaterinburg), Michail Tolstoluzhenko (Mosca), Matthias Wirz (Bose).