9 settembre

Poemen (ca 350-450) monaco

La Chiesa copta fa oggi memoria di abba Poemen, monaco del deserto egiziano vissuto a cavallo tra il IV e il V secolo. L'esatta ricostruzione della sua figura storica costituisce uno dei puzzle più intricati dell'agiografia moderna. Quel che è certo, tuttavia, è che Poemen fu ritenuto portatore di insegnamenti talmente importanti da attribuire a lui oltre un ottavo di tutto il corpo dei Detti dei padri del deserto. Secondo la letteratura apoftegmatica, egli nacque attorno al 350, visse nell'insediamento monastico di Scete dove si era recato assieme a sei fratelli, ed entrò in contatto con le più grandi figure spirituali di quel tempo. Di lui si ricordano parole assai significative sul tema del discernimento spirituale, che per Poemen nasce dalla conoscenza della propria e dell'altrui fragilità. Soltanto l'umiltà, quindi, il non giudicare, il non fare paragoni, possono condurre un uomo a conoscere ciò che è possibile conoscere di se stesso e del fratello che gli sta accanto. Da ciò scaturiscono quella condiscendenza e quella misericordia che sole pongono il credente in cammino sulle tracce del Dio rivelato da Gesù Cristo. Poemen è ricordato anche da diversi calendari bizantini e orientali, e il Baronio ne introdusse il nome nel Martirologio Romano del 1573.


TRACCE DI LETTURA

Il padre Poemen disse: «Il vigilare, lo stare attenti a se stessi, e il discernimento, queste tre virtù sono guide dell'anima».
Disse ancora: «Da qualsiasi pena tu sia colto, la vittoria è il tacere».
Disse abba Poemen: «Vi è un uomo che sembra tacere e il suo cuore giudica gli altri; costui parla sempre; e ve ne è un altro che parla da mane a sera e conserva il silenzio; non dice cioè niente che non sia di edificazione».
Un fratello chiese al padre Poemen: «Se vedo la caduta di un fratello, è bene nasconderla?». L'anziano gli rispose: «Nell'ora in cui copriremo la caduta del fratello, anche Dio coprirà la nostra; nell'ora in cui la sveleremo, anche Dio svelerà la nostra»
(Detti dei padri del deserto, Poemen 35, 37, 27 e 64)


PREGHIERA

Con i fiumi delle tue lacrime
hai fatto fiorire il deserto,
con i tuoi gemiti profondi
hai centuplicato i frutti delle tue sofferenze.
Grazie alle tue azioni prodigiose
sei diventato una lampada
che illumina tutto l'universo.
Prega Cristo, nostro Dio,
o beato padre Poemen,
perché salvi le nostre anime.


LETTURE BIBLICHE

1Cor 3,4-23; 1Pt 5,5-14; At 18,24-19,6; Lc 16,1-13


Albert Schweitzer (1875-1965)
pastore luterano

NeI 1965 muore a Lambaréné, nel Gabon, Albert Schweitzer, teologo luterano e testimone del vangelo. Nato nel 1875 a Kaysersberg, in Alsazia, Schweitzer seppe mettere pienamente a frutto i molti doni di cui era dotato. Egli divenne dapprima organista di fama e grande interprete di Bach; poi, ricevuta come pastore evangelico la libera docenza in Nuovo Testamento all'Università di Strasburgo, pubblicò studi che costituirono delle vere e proprie pietre miliari per la scienza neotestamentaria del XX secolo. Da un lato, in essi Schweitzer fece ordine rispetto ai molti eccessi dell'epoca nella ricerca sul Gesù storico e, dall'altro, diede un contributo fondamentale allo studio dell'esegesi e della spiritualità paoline. Convinto che il vero Gesù lo si può trovare soltanto seguendone le tracce, Schweitzer si laureò in medicina e aprì nel 1913 un ospedale nel Gabon, dove vivrà gran parte dei suoi giorni, totalmente dedito a quella promozione della vita, che per lui costituiva l'unico possibile fondamento di un'etica umanizzante. Schweitzer ricevette il Nobel per la pace nel 1952, e alla morte della moglie, nel 1957, fece ritorno a Lambaréné, lottando sino alla fine per donare la vita ai suoi malati.


TRACCE DI LETTURA

 Le denominazioni tardogiudaiche di Gesù, messia, figlio dell'uomo e figlio di Dio, sono divenute per noi figure storiche. Quando egli stesso riferì a sé questi titoli, espresse nello spirito del tempo il senso della sua autocoscienza. Noi non troviamo nessuna denominazione che sappia esprimerci la sua essenza.
Egli viene verso di noi come uno sconosciuto senza nome, così come si avvicinò sulla riva del lago a quegli uomini che non sapevano chi egli fosse. Pronuncia la stessa parola: «Seguimi», e ci pone di fronte ai compiti che deve risolvere nella nostra epoca. Egli comanda. E si rivelerà a coloro che gli obbediscono, siano saggi o poco saggi. Si rivelerà nella pace, nell'azione, nelle lotte e nelle sofferenze che costoro vivranno in comunione con lui. Ed essi sperimenteranno chi egli è, come si conosce un segreto ineffabile.
(A. Schweitzer, Storia della ricerca sulla vita di Gesù)


Aleksandr Men (1935-1990)
presbitero e martire

All'alba del 9 settembre 1990, mentre si sta recando a celebrare la divina Liturgia nella sua parrocchia, viene assassinato a colpi d'ascia Aleksandr Men', presbitero del Patriarcato di Mosca e animatore di primissimo piano della rinascita culturale e spirituale della Russia dopo il tramonto del regime sovietico. Men' era nato nel 1935, in una famiglia di origini ebraiche, e aveva vissuto la propria esperienza di cristiano fin dagli inizi in mezzo a mille difficoltà. Battezzato clandestinamente, nel 1958 il giovane Aleksandr si era visto annullare il diploma di pellicciaio a motivo della sua frequentazione dei circoli intellettuali cristiani. Ordinato tuttavia presbitero nel 1960, Men' acquisì da solo una notevolissima cultura teologica, soprattutto nel campo delle scienze bibliche e della storia delle religioni. Egli mantenne una fitta rete di contatti segreti con gli intellettuali cristiani sparsi un po' ovunque nel territorio moscovita, e svolse un intenso ministero pastorale nelle parrocchie a cui fu via via assegnato. Ovunque fu maestro di preghiera e di amore per la Scrittura. Più volte sottoposto a interrogatori da parte del KGB, divenne l'esponente più in vista della rinascita culturale della chiesa russa sul finire degli anni '80, grazie alla fondazione di università per laici e di scuole di catechesi aperte al popolo. Forse fu proprio per questo, nonché per le sue origini ebraiche, che qualcuno dall'alto, dopo diversi avvertimenti, decise di porre fine alla sua instancabile attività di annunciatore del vangelo.


TRACCE DI LETTURA

Cristo chiama l'uomo alla realizzazione dell'ideale divino. Bisogna essere uomini davvero limitati per potersi immaginare che il cristianesimo si sia già realizzato, che esso sia completamerlte costituito. «Nel IV secolo», sostengono alcuni; «nel XIII» o in qualche altro periodo storico, rispondono altri. In realtà, il cristianesimo ha mosso soltanto i suoi primi passi, e sono stati passi timidi, nella storia del genere umano. Molte parole di Cristo rimangono tuttora incomprensibili ai nostri orecchi. Se infatti la freccia del vangelo ha come bersaglio l'eternità, noi siamo ancora dei neandertaliani dello spirito e dell'ethos. La storia del cristianesimo non è che agli inizi.
Voi mi direte: «Ma come? Abbiamo avuto maestri della statura di un Andrej Rublev!». Certo, vi sono stati grandi santi, ma non erano che precursori: essi si stagliarono su di un oceano di fango, di sangue e di lacrime. Gesù non ha mai smesso di interrogare gli uomini. Egli interpella ciascuno di noi. Gesù Cristo è il volto umano dell'Infinito, dell'Inesplicabile, dell'Impenetrabile. Ed ecco che all'improvviso possiamo chiamarlo per nome. Ed è un nome umano.
(A.Men', Conferenza pronunciata il giorno prima di morire)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Charles Fuge Lowder (+ 1880), presbitero

COPTI ED FTIOPICi (4 nasī/pagwemēn):
Poemen, monaco (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Luigi Pasquali (+ 1560), testimone fino al sangue in Spagna

MARONITI:
Gioacchino e Anna, genitori della vergine Maria
Concilio di Calcedonia (451)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Gioacchino e Anna, santi e giusti progenitori di Dio
Severiano di Sebaste (+ ca 320), martire

SIRO-OCCIDENTALI:
Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria