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Una giornata di deserto

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"La cosa che sembra più facile è in realtà la più difficile: conoscere se stessi"

Edgar Morin

1) Apri la tua esperienza di deserto con il silenzio. Nel silenzio cerca di riflettere e interrogarti. Pensa al tuo passato e al tuo oggi, a come agisci e interagisci con gli altri, e cerca di dare il nome a ciò che ti rende felice, contento/a, e a ciò che ti rende infelice e scontento/a, a ciò che ti dà gioia e a ciò che ti fa soffrire.

2) Esercita l'immaginazione e immagina te stesso/a al futuro: come ti vedi felice? Come ti pensi realizzato/a?

3) Approfondisci il silenzio. Nella tua solitudine, cerca di stare almeno mezz'ora (meglio se un'ora) in silenzio anche interiore (silenzio da pensieri, immagini, ricordi, voci): come ti senti dopo? Cosa ti dice il tuo corpo?

4) Esercitati al ringraziamento: cerca di chiudere la tua esperienza di deserto ringraziando. E cerca di individuare i motivi (eventi, persone, paesaggi...) per cui ringraziare. Ricordati della parola di Teresa di Lisieux: "Tutto è grazia".

Un Sinai interiore

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La narrazione della creazione nella Genesi ci rivela che l'atto creatore di Dio è al contempo e indissolubilmente atto di separazione e di parola. Dio separa luce e tenebre, e chiama la luce giorno e le tenebre notte. Se­para le acque sotto il firmamento dalle acque che si trovano sopra il firmamento, e chiama il firmamento «cielo»...

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Isolamento e solitudine

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L'uomo di oggi fa molta fatica a trovare la strada della solitu­dine, la strada che lo conduce a se stesso, al mondo e a Dio.
Cos'è, dunque, la solitudine? Se essa si definisce in base alla relazione che ho con l'altro in cui m'imbatto o con l'altro che giace nella parte più intima di me stesso, la solitudine è il con­trario dell'isolamento, che invece nega tale relazione.
L'isolamento si distingue dalla solitudine in quanto nega la possibilità dell'apertura all'altro, vissuta sempre come un'altera­zione...

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La solitudine del cristiano

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Esiste una interiorità che, come diceva Bernanos, assomiglia al gatto che gira attorno alla propria coda: intimismo, spiritualismo disincarnato, fuga dal mondo e dalle sue concrete responsabilità, compiacenze misticheggianti per meglio disprezzare la fatica quotidiana del mestiere di uomo. Ma è pur vero che questa sana rappresaglia a una spiritualità sen­za spina dorsale e senza piedi per terra, a sua volta è minacciata dalla tentazione opposta: affogare nell'attivismo e nell'agitazione quotidiana. Un'autentica spiritualità evangelica è un continuo, delicato, ricon­quistato equilibrio...

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A tu per tu con Dio

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La fede potrebbe essere presentata così: una vita che rischia l' « a so¬lo » con Dio. Fino a che manca questo incontro unico « faccia a faccia » col mistero di Dio, che si rispecchia nel mistero del nostro essere e fare l'uomo, non si entra nella fede. Si rimane nella sfera religiosa, dentro la quale giocano le immaginazioni e le suggestioni superstiziose. Dio, l'invisibile vivente e presente, non tocca né oc¬cupa l'esistenza concreta. Questo vivere faccia a faccia dinanzi al volto del mistero...

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