I giovani, l'ultima generazione

Domenica 19 Novembre 2017

Marco Aime
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Domenica 19 novembre, all’interno del programma delle “Giornate di confronto” proposte dalla comunità monastica di Bose, è stato invitato l’antropologo Marco Aime il quale ha proposto una riflessione sul tema delle giovani generazioni. Una descrizione documentata dei problemi e delle sfide che sono chiamati a vivere i giovani oggi.

Introdotto e presentato dal priore di Bose, fr. Luciano Manicardi, Marco Aime ha avviato il suo intervento ponendo l’accento sull’importanza dei riti di passaggio; ogni società, infatti, regola e codifica il passaggio all’età adulta attraverso tali riti i quali hanno una struttura tripartita che li identifica e li accomuna. Vi è in un primo momento l’uscita dal gruppo, segue la prova, e si conclude con il rientro nel gruppo con uno status differente. Inoltre perché vi sia un rito di passaggio ci devono essere un gruppo di appartenenza e una società che riconosce l’avvenuto passaggio.

Oggi a causa dello sfilacciamento tra le generazioni e soprattutto dell’estensione illimitata del tempo presente, dovuta all’ingente peso che la tecnologia digitale ha nella vita quotidiana degli individui, questi riti di passaggio sembrano quasi essere scomparsi. Per questo motivo è sempre più difficile sancire, nelle nostre società occidentali a quale età un individuo entri di fatto nell’età adulta.

E’ solo dall’inizio degli anni’ 60’ che i giovani hanno cominciato ad essere considerati come una categoria sociale, prima di quel periodo erano considerati esclusivamente forze destinate all’impiego militare. Allora, soprattutto con l’avvento del ’68 si creò una forte frattura generazionale tra genitori e figli, frattura che coinvolse il dominio dell’estetica e nei successivi anni’70 quello della politica. Il divario tra vecchia e nuova generazione si accentuò, ma l’identità che i giovani si crearono allora fu “collettiva”; si concepivano dunque come gruppo sociale, in aperto contrasto con altri gruppi sociali.

Al giorno d’oggi, a causa sicuramente delle precarie condizioni lavorative ed economiche, questo distacco dalla famiglia di provenienza non avviene più in maniera netta, non vi è d’altra parte nemmeno una frattura netta tra le generazioni, non vi sono accesi contrasti tra genitori e figli che, un tempo, forse, facilitavano il sorgere dell’identità delle giovani generazioni. A ciò si aggiunge che quella consapevolezza di appartenere ad una collettività che oggi non esiste più, perciò il collettivo lascia il posto all’individuale e l’azione sociale si ritira in favore dell’introspezione.

Tutto ciò porta, di conseguenza, a un mutamento del modello di società in cui è sempre più difficile regolamentare i passaggi di status degli individui e in cui sarà sempre più difficile che le giovani generazioni non vengano assorbite da un lato dall’eterna adolescenza, oppure dall’altro dall’invecchiamento della popolazione che sta minacciosamente aumentando non lasciando ai giovani la possibilità di crearsi un proprio spazio.

Nell’incontro pomeridiano, gli oltre cento ottanta ospiti presenti hanno dialogato con Marco Aime ponendogli domande, proponendo riflessioni e condivisioni di esperienze.