P. André Louf è passato da questo mondo al Padre

Bose, settembre 2009
p. André Louf
Bose, settembre 2002
Bose, settembre 2002
p. André Louf alla tavola rotonda conclusiva del convegno ecumenico internazionale del 2002
Bose, settembre 2006
Bose, settembre 2006
p. André Louf e mons. Emilianos Timiadis (2006)
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p. André Louf al tavolo dei relatori durante il convegno ecumenico internazionale del 2007
Bose, settembre 2009
Bose, settembre 2009
p. Antoine Lambrechts e p. André Louf (2009)
Bose, settembre 2002
Bose, settembre 2002
p. Gabriel Bunge e p. André Louf (2002)
Bose, settembre 2002
Bose, settembre 2002
p. André Louf

Il 12 luglio è passato da questo mondo al Padre, nel suo monastero di Mont-des-Cats (Francia), p. André Louf, monaco trappista e autore spirituale tra i più noti anche in Italia. Era nato a Leuven (Belgio) nel 1929 ed era entrato in monastero nel 1947, poco dopo la II guerra mondiale. Nel 1963 è eletto abate di Mont-des-Cats, ministero che svolgerà per 34 anni, guidando la sua comunità con sapienza e discernimento negli anni del concilio Vaticano II e del successivo “aggiornamento” teso a una rinnovata fedeltà del monachesimo alle sue istanze evangeliche. Con la sua paternità spirituale ha formato generazioni di monaci, alcuni dei quali divenuti a loro volta abati di altri monasteri. Lasciata la carica abaziale nel 1997 si era ritirato a vivere da eremita presso le suore benedettine di Santa Lioba in Provenza, e da lì non mancava di far udire la sua voce discreta e sapiente con la parola e gli scritti. Uomo nutrito alle fonti dei padri d’oriente e d’occidente, da “innamorato” competente aveva anche tradotto alcune perle del pensiero siriaco di Isacco di Ninive e di autori della mistica fiamminga.

Nel 2004, su invito di papa Giovanni Paolo II, p. André Louf aveva composto le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì santo al Colosseo.

Vogliamo in questo momento ricordare con commozione, accanto al grande “spirituale”, soprattutto l’amico e il fratello che negli ultimi 15 anni almeno una volta all’anno faceva una sosta prolungata a Bose, sia per dar voce alla spiritualità del monachesimo occidentale in occasione dei Convegni internazionali di spiritualità ortodossa, (era un “anziano”, un “kalòyeros”, uno “staretz-pnefmatikòs” molto stimato e amato da tutti i fratelli delle Chiese ortodosse per la vasta dottrina, l’umile saggezza e la pace profonda che irradiava e che andava oltre ogni divisione) sia – e ancor più – per vivere semplicemente la vita fraterna quotidiana nella nostra povera realtà, esercitando un autentico ministero di condivisione del suo davvero unico bagaglio di conoscenze. Molti di noi si rivolgevano a lui in semplicità per consigli spirituali, per una parola di conferma nel cammino monastico, per una esortazione di fiducia e di speranza, trovandolo costantemente disponibile.    

   Uomo senza confini e tenace ricercatore della Bellezza e dei suoi riverberi nella realtà, ci hanno sempre colpito in lui una straordinaria capacità di ascolto - nella cui qualità terapeutica credeva fermamente -, la potente forza di intercessione e la fedeltà alla preghiera di ogni giorno, il suo incessante ministero di consolazione, il discernimento penetrante sempre pronto a stendere il mantello del perdono sul male, il primato assoluto della misericordia e della condiscendenza (synkatàvasis) nei rapporti fraterni e verso i fatti della vita. Rispetto a questi ultimi, ha sempre messo in guardia dallo sconfinare nell’amarezza, ammetteva la possibilità di momenti di tristezza che vanno ospitati con magnanimità e sorriso, e tuttavia, progressivamente di più, si affermava in lui la ricerca sempre più acuta della Luce, che egli trovava nei piccoli fatti quotidiani e nelle persone che incontrava, quali tracce della Luce increata, della Luce divina di cui ora è finalmente avvolto. Ha vissuto un’attitudine crescente allo sguardo di limpidezza e di sincerità, su di sé e sugli altri, di stupore e di meraviglia verso tutto il creato, nella convinzione che il bene rimane più profondo del male più profondo. Così, grazie ad un apprendistato esigente e una perseveranza a caro prezzo era divenuto nel volgere di lunghi anni uomo di trasfigurazione. E la sua fiducia illimitata nella Grazia non ha mai rischiato derive di disincarnazione, ma è stata, piuttosto, radicale assunzione della debolezza, sull’esempio del Maestro mite e dolce di cuore che è passato facendo il bene,  guarendo, sedendo alla tavola dei pubblicani e dei peccatori.

  L’ora della sua morte è anche il momento dello svelamento e della verità, e così possiamo sentire finalmente rivolte anche a lui, nella communio sanctorum, alcune osservazioni sull’umile amore che aveva riscontrato presso i monaci della santa Montagna, l’Athos:
“Vorrei concludere questo capitolo sui frutti dello Spirito con il ricordo personale di un pellegrinaggio presso alcuni eremiti del Monte Athos. C’è poco da dire, se non che  me li ero immaginati completamente diversi: magari come uomini rudi e duri, degli eroi dell’ascesi e della solitudine, restii a ogni contatto umano. La realtà è stata tutt’altra: raramente ho potuto sperimentare un amore simile, un amore mite e umile che mi ha immediatamente fatto sentire accolto nella loro preghiera e mi ha trascinato, come mio malgrado, verso Dio. Raramente mi son anche sentito così vicino agli uomini, immesso nel cuore stesso del mondo che non cessa di battere per Dio e che così pochi, purtroppo, sanno ascoltare.”

   Adesso capiamo perché il suo desiderio di un nuovo pellegrinaggio all’Athos restava solo un sussurro: ora finalmente questa attesa è compiuta, le sorgenti e le profondità sono definitivamente raggiunte e non c’è più che luce, pace e comunione senza fine davanti al volto del Signore. Grazie p. André: chiediamo la sua intercessione al Signore per tutti noi, per la Chiesa, per il monachesimo, per ogni uomo e ogni creatura!

          Il priore fr. Enzo e i fratelli e le sorelle di Bose vogliono trasmettere ai fratelli di Mont-des-Cats la loro vicinanza fraterna, l’assicurazione della preghiera e la gratitudine al Signore e alla loro comunità per questo grandissimo dono: Deo gratias!

 

Per conoscere l'opera di p. A. Louf