Verso l'incredibile unità dei cristiani

Gottfried Hammann
Gottfried Hammann

ABCDell'Ecumene

Il faticoso cammino verso l’unità visibile dei discepoli di Cristo è scandito, prima ancora che da eventi e documenti, dalla vita quotidiana di battezzati che tengono desta la preghiera del Signore Gesù al Padre: “Che tutti siano una cosa sola perché il mondo creda” (Gv 17,21). Per questo abbiamo pensato di inserire nella nostra sezione sull’ABC dell’ecumenismo anche il ritratto di alcune persone – ancora viventi tra noi o già presso l’unico Signore – che ci hanno preceduto o accompagnato in questa sequela con la loro tenace opera di costruttori di ponti.

Riprendiamo così l’originale italiano della prefazione che fr. Enzo Bianchi ha scritto per il libro di Gottfried Hammann, En chemin d’unité (Éditions Ouverture 2016), racconto teologico di una vita spesa per l’unità dei cristiani. Pastore, teologo e storico della chiesa, Hammann trasmette tutta la sua passione in queste pagine che hanno trovato anche una recensione di Riccardo Burigana sulle pagine di documentazione dell'Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.


Credo di poter dire di aver visto nascere quest’opera e quindi mi rallegro che ora i lettori possano averla tra le mani. Per anni infatti ho seguito il paziente e sapiente lavoro di Gottfried Hammann, nato dal desiderio di rendere grazie per quanto gli è stato dato di vivere ecclesialmente e, soprattutto, di trasmettere alle nuove generazioni non solo le competenze dello storico e del teologo, ma anche la passione del pastore, l’anelito dell’ecumenista, le speranze di un fedele discepolo del Signore. Perché la fede cristiana si riceve come dono di Dio a partire dalla fiducia nelle persone che ci hanno preceduto nel cammino e si può a propria volta accenderla nell’altro attraverso la credibilità della propria vita.

L’amicizia con Gottfried Hammann risale ai primi anni sessanta, quando entrambi frequentavamo Taizè e, come tanti, vivevamo una primavera ecclesiale credendo che l’unità dei cristiani fosse a portata di mano, pronta per essere colta attraverso la preghiera e l’azione della nostra generazione. Per questo mi sono rallegrato quando Gottfried mi ha parlato dell’intenzione di dedicarsi a un lavoro sull’ecumenismo e, più in profondità, sulla chiesa e le chiese. Così ho letteralmente visto questo libro prendere forma attraverso una lunga gestazione, fatta di intuizioni e approfondimenti, di cambiamenti di prospettive e di opzioni letterarie: in questi ultimi anni le visite regolari di Hammann a Bose alimentavano un discorso sotteso e costante su quale modalità fosse più propizia per offrire al pubblico queste pagine: io stesso e alcuni fratelli e sorelle della comunità abbiamo visto e letto stesure e ristesure di parti dell’opera, discusso opportunità di correzioni o inserimenti e, soprattutto, ascoltato il cuore di questo grande testimone della vita cristiana e dell’ecumenismo che Gottfried è stato in tutti questi anni. In quelle discussioni lo storico faceva tesoro del lavoro come decano della Facoltà di teologia di Neuchâtel – ora purtroppo scomparsa -, il frequentatore di comunità monastiche cattoliche e riformate trasmetteva la carica emotiva ed esperienziale del volontario impegnato nella Pastorale de la rue a Lausanne, il membro più o meno disilluso di varie istituzioni ecclesiali cedeva il posto al battezzato che mette la propria speranza nel Signore della storia e della chiesa.

Il risultato non è né un libro di storia né un’autobiografia spirituale: è una rilettura della chiesa, della comunità dei discepoli del Signore, così come essa si è presentata nella storia e come è da sempre nella mente di Dio. È uno sguardo realistico su peccati e infedeltà, ma è anche uno sguardo che vuole conformarsi allo sguardo di misericordia del Signore: uno sguardo attento ai grandi eventi ma ancor più acuto verso il piccolo seme che caduto a terra e morto può dare molto frutto; uno sguardo consapevole che il Padre “ha rivelato i misteri del regno ai piccoli e li ha nascosti ai sapienti e agli eruditi” (cf. Mt 11,25 ss.). Forse proprio per questa attenzione verso gli oscuri testimoni della speranza e il lento germogliare di una tenera pianticella le parole che ritornano con più insistenza parlano di promessa, progetto, pellegrinaggio, cammino, lotta; parlano di stagioni e di “poste in gioco”, di attese, speranze e delusioni: sono pagine di “diario” nel senso del quotidiano confronto tra unità e divisione, tra fedeltà al Vangelo e cedimento al Divisore. Perché i cristiani non devono mai dimenticare, nel vivere le divisioni che ancora lacerano il corpo ecclesiale, che Colui chi li unisce – il Cristo Signore – è più grande di colui che li divide, il diabolòs, il cui nome è, appunto, “divisore”.

Il lettore sarà progressivamente coinvolto nell’amore per il Vangelo e per la chiesa che da esso scaturisce, sarà invitato ad asciugare le lacrime e ad accarezzare le rughe che solcano il volto e segnano l’immagine del corpo di Cristo che è l’assemblea dei credenti. Queste pagine sono davvero il “Diario di un pellegrinaggio di vita”, un appello pressante perché la Chiese cristiane superino le loro “resistibili divisioni” e riscoprano la Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica” che le abita e le supera in cammino verso il Signore che viene e che attende di “trovare ancora la fede sulla terra” e di abbracciare “la sua Sposa fatta bella”.

fr. Enzo Bianchi

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