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Nella speranza della resurrezione

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L’interno della chiesa con l’orologio fermo all’orario dell’attentato.
L’interno della chiesa con l’orologio fermo all’orario dell’attentato.

Questo numero della Finestra ecumenica si apre doverosamente e dolorosamente con ampi stralci dell’omelia tenuta dal Patriarca copto Tawadros II ai funerali delle vittime dell’attentato terroristico nella chiesa di San Pietro adiacente alla cattedrale copta di San Marco al Cairo. Le parole del Patriarca, tradotte dall'arabo,  sono balsamo di consolazione e annuncio della gloriosa resurrezione di Cristo.


Nella speranza della resurrezione, carissimi, salutiamo questi fratelli e queste sorelle. Li salutiamo all’inizio di questo mese, mese di lode e di gioia. Li salutiamo pieni di speranza nella gloriosa resurrezione dei corpi. Ascoltiamo la voce di un martire del primo secolo, l’Apostolo Paolo, il quale dice: “Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria che sta per essere rivelata in noi” (Rm 8,18). Non importa quanto siano pesanti e insopportabili, non importa quanto durino le sofferenze di quest’epoca: non sono assolutamente paragonabili alla gloria che sta per essere rivelata in noi. Salutiamo queste anime che hanno compiuto il passaggio verso Dio perché “i tuoi servi non muoiono ma compiono un passaggio” (Liturgia copta). Noi crediamo e accogliamo di buon grado tutto quello che Dio permette. Nulla, su questa terra - non importa quanto sia duro, se sia occulto o manifesto - avviene senza il permesso di Dio Onnipotente. La nostra Chiesa ha l’antica vocazione di offrire martiri. Per questo la chiamiamo, non da oggi, ma già dai primi secoli, la “Chiesa dei martiri”.

All’inizio del Cristianesimo, numerosi bambini di Betlemme hanno offerto la loro vita e per noi sono diventati la primizia dei martiri cristiani. In ogni epoca sono esistiti dei martiri. Nella sua lunga storia, la Chiesa egiziana ha offerto ragazzi, ragazze, adulti, piccoli, bambini, li ha offerti a Dio come martiri. L’atto del martirio, carissimi, ci congiunge con il Cielo. Queste anime che salutiamo oggi non fanno che elevare i nostri cuori verso il cielo. In ogni Divina Liturgia il sacerdote domanda al popolo: “Dove sono i vostri cuori?” E il popolo risponde: “Sono presso il Signore”. Non solo il cuore, ma tutta la vita è presso il Signore. Soffriamo tanto per la dipartita di questi amati per questo attentato e soffriamo molto per questo male disumano che, facendo a meno dei sentimenti che Dio ha creato, ferisce quelli di una nazione intera. Questa disgrazia, carissimi, non riguarda solo la Chiesa ma tutto il Paese, tutto l’Egitto. Quando apriamo il velo del Santuario, è come se stessimo davanti al Cielo aperto: le anime dei martiri si librano verso di esso ricevendo la corona del martirio. Ci dà tanta gioia, carissimi, il fatto che abbiano compiuto il passaggio mentre pregavano. Che bello morire nel momento più importante della nostra vita, durante la preghiera! Facciamo tante cose ogni giorno ma la cosa più importante è il tempo trascorso in preghiera. Costoro sono partiti mentre pregavano la Divina Liturgia in cui avevano elevato i loro cuori perché stessero presso Dio.

Dio non ha accolto soltanto i loro cuori ma tutte le loro persone. Soffriamo per ciò che è successo ma guardiamo al Cielo che ha accolto costoro in un periodo di digiuno. In questi giorni, nella Chiesa, viviamo il digiuno che precede il Natale, e si tratta di un digiuno di preparazione. Sono partiti verso il Cielo e ci hanno preceduti non soltanto durante il digiuno e durante la preghiera ma anche in giorno di domenica. Domenica, nella Chiesa e secondo la Tradizione, è il giorno della Resurrezione. Perciò li salutiamo nella speranza della resurrezione. Se ne sono andati all’inizio di questo mese, il mese di kiahk, il quarto del calendario copto, conosciuto come mese mariano, nel quale lodiamo la santa Vergine Maria. Dio ha voluto onorare queste persone dicendo loro: “Venite a intonare i vostri canti di lode, non più sulla terra, ma qui in Cielo”. Li salutiamo oggi, 3 kiahk, nel quale festeggiamo la presentazione della Vergine Maria al Tempio. È l’inizio dell’offerta della sua vita nel Tempio a Gerusalemme. Questi nostri cari li salutiamo e li affidiamo alla Gerusalemme celeste affinché gioiscano con la santa Vergine Maria e con tutti i giusti e i santi. Ora le nostre anime sono aperte verso il Cielo, ora i nostri cuori sono elevati verso il Cielo, ora i nostri occhi non vedono se non il Cielo. Per questo, fratelli e sorelle, anche se soffriamo per quest’abbandono, anche se siamo rattristati, anche se versiamo lacrime e diamo voce ai gemiti del cuore, con i cuori elevati verso il Cielo dobbiamo innalzare tutta la nostra vita verso il Cielo.

Coloro che hanno compiuto quest’atto malefico, ricordino la voce di Dio quando, all’inizio della creazione, Caino ha aggredito uso fratello Abele uccidendolo. Dio ha detto a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Il sangue di Abele grida su tutta la terra. Tu che hai pianificato l’omicidio del fratello, per tutta la vita su questa terra non avrai la coscienza in pace. Non credere di aver realizzato qualcosa. Ti attende un giudizio tremendo. Chi può stare di fronte al Dio vivente? Nel giorno del giudizio, ognuno di noi si troverà di fronte al Dio vivente. Tu, che cosa dirai? Che cosa farai? Come ti giustificherai per quello che hai compiuto, per la sofferenza che hai causato a un Paese intero? Verrà il giorno in cui staremo di fronte al Dio vivente, il Dio che giudicherà i vivi e i morti, il Dio che conosce ogni cosa compiuta da noi, sia le cose nascoste, che quelle manifeste, il Dio davanti al quale tutto è scoperto. Hai pensato al giorno del giudizio in cui starai davanti a Dio? Hai pensato alla vergogna che proverai al momento del giudizio? Hai pensato a ciò che ti attenderà nell’aldilà? Non credere di aver realizzato qualcosa. Questo dolore che hai causato nei cuori di tutti noi, nei cuori di tutti gli egiziani e di ogni essere umano nel mondo, questo dolore lo proverai anche tu.
Stando davanti al Cielo, con il volto rivolto verso l’alto, salutiamo i nostri fratelli e le nostre sorelle pieni di speranza. Costoro ci hanno preceduto in Cielo e ora godono della compagnia di Dio, stando alla sua Presenza. La preghiera, il digiuno, la lode, tutte queste cose che costoro vivevano al momento del passaggio, esprimono ora la gioia del Cielo per loro. Costoro sono ora in compagnia di Dio. Hanno lasciato alle spalle le tribolazioni terrene e le sofferenze di questo mondo. Dio li ha scelti, nonostante l’età – alcuni sono bambini, altri anziani -, affinché festeggino con lui in Cielo. Lì in Cielo godono di una gioia perfetta. Sulla terra talvolta gioiamo un po’. In Cielo esiste la gioia perfetta, una gioia inesprimibile. In Cielo c’è la pace perfetta. Non c’è né malattia, né violenza, né tribolazione, né preoccupazione, né sofferenza. Il Cielo verso il quale tutti i nostri cuori sono elevati ci faccia gioire per il passaggio di questi nostri cari. Gioiamo davvero, fratelli e sorelle, e consoliamoci. La nostra consolazione sia nelle promesse delle Sante Scritture, nelle parole dei santi Padri e nei canti di lode che abbiamo ascoltato. Li salutiamo pieni di speranza. Tutti ci troveremo davanti alla morte. Ma queste anime che Dio ha scelto e che sono ormai chiamate “i martiri della chiesa di San Pietro” verranno scritte nei libri di storia e pregheranno per noi, intercedendo per le nostre tribolazioni, per il Paese nel quale hanno vissuto. Rattristiamoci, ma non come gli altri che non hanno speranza (cf. 1Ts 4,13). Abbiamo una speranza. Sappiamo guardare al Cielo. La Chiesa nel Cielo è la Chiesa trionfante mentre noi siamo ancora la Chiesa combattente.

Ringraziamo tutte le migliaia di persone che ci hanno inviato le condoglianze, in primo luogo il presidente al-Sisi e Sua Santità papa Francesco. In queste circostanze, coloro che ci hanno lasciato, ci inviano un messaggio importantissimo: “Preparatevi, la vostra vita potrebbe finire a breve”. Preparatevi per il Cielo. Trasforma il tuo dolore, le tue lacrime e i tuoi sentimenti in preghiera, trasformali in preghiera gradita a Dio. Prepariamoci tutti all’eternità, che tutti noi possiamo avere una fine buona. Dio porti a compimento la nostra vita e protegga il nostro Paese da ogni male. Chi compie azioni simili non è egiziano. Non ci appartiene, non appartiene né alla nostra Storia né alla nostra civiltà. Che Dio ci consoli tutti. E a Dio sia lode per sempre, Amen.